AUT Magazine

Transgender: guerrier* senza corazza

di Cristina Leo
“La pratica femminista dell’autocoscienza, del partire da sé, mi impone di parlare per me stessa, non per le altre e gli altri, ma semmai insieme alle altre e agli altri”.
Transgender_ guerrier_ senza corazza. Cristina Leo

Quarantuno anni fa, con la Legge 164/82, l’Italia si attestava su posizioni di avanguardia in tema di diritti civili. Promulgata a Ventimiglia il 14 aprile 1982 dal Presidente Sandro Pertini e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 19 aprile, il provvedimento recante normative in materia di rettificazione di sesso, riconosceva alle persone trans una dignità a lungo misconosciuta e poneva fine ad un annoso calvario giudiziario. Una legge fondamentale che ha permesso di riconoscere il percorso di affermazione di genere per le persone trans, ma ancor più di riconoscerne l’identità. A raccontarci l’iter di questa legge e di questo importantissimo traguardo del movimento è Cristina Leo, Assessora alle Politiche Sociali Politiche Abitative e Pari Opportunità del Municipio VII di Roma Capitale, la prima assessora trans d’Italia.

Se abbiamo avuto la legge 164/82 è stato grazie all’iniziativa dei militanti del FUORI (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), come ben riporta il caro amico e giornalista Francesco Lepore, nel suo saggio inchiesta “Il delitto di Giarre” (Rizzoli). Prorpio un anno dopo, l’8 giugno 1983, si tenne a Roma, l’assemblea costitutiva del Circolo Culturale Mario Mieli, intitolato all’intellettuale e militante anticonformista morto suicida il 12 aprile precedente. Circolo che nacque (come ci racconta anche Andrea Pini nell’intervista rilasciata ad Aut, ndr) dall’evoluzione del CUOR (Coordinamento Unitario Omosessuale Romano), prima ancora MUOR (Movimento Unitario Omosessuale Romano), nato a pochi giorni dall’omicidio di Salvatore Pappalardo a Monte Caprino (24 aprile 1982): in esso si riunivano le anime del movimento gay della capitale, l’Arcigay di Don Marco Bisceglia, il Narciso (Nuclei Armati Rivoluzionari Comunisti Internazionali Sovversivi Omosessuali) di Marco Sanna, Enrico Giordani, Porpora Marcasciano, e il FUORI di Bruno Di Donato, a riprova che c’era già una matrice comune alle lotte di liberazione che sarebbero diventate nel tempo quelle della comunità lgbtqia+.

La costrizione al bisturi e la sterilizzazione forzata sono state il prezzo che molte persone transgender, soprattutto donne, hanno dovuto pagare per affermare la propria identità di genere.

Nell’ottobre del 1979, infatti, Enzo Cucco ed Enzo Francone del FUORI nazionale avevano scritto un progetto di legge, che sarebbe stato poi presentato a firma di Antonio De Cataldo il 27 febbraio del 1980 alla Camera dei deputati, rischiando però di cadere nel dimenticatoio. Saranno il coraggio e la determinazione di attiviste trans, fra le quali Pina Bonanno, Paola Astuni, Roberta Franciolini, Gianna Parenti, oltre alle quali è doveroso ricordare Roberta Ferranti, che nell’aprile del 1980 avevano costituito il Movimento Italiano Transessuale o MIT (dal 2017, Movimento Identità Trans) a essere risolutivi per lo sblocco dello stallo ed il miglioramento del testo normativo. Questa legge è stata, ed è tutt’ora, una legge fondamentale che ha permesso di riconoscere il percorso di affermazione di genere per le persone trans, ma ancor più di riconoscerne l’identità.

I grandi limiti sono soprattutto legati alla visione binaria della società patriarcale dell’epoca, che ci voleva rigidamente divis3 in maschi e femmine. Non che sia cambiato molto in tal senso. A cambiare sono state invece la costruzione del pensiero e le narrazioni delle persone transgender e non binarie sulla propria identità e sul proprio corpo. La costrizione al bisturi e la sterilizzazione forzata sono state il prezzo che molte persone transgender, soprattutto donne, hanno dovuto pagare per affermare la propria identità di genere.

Dobbiamo ringraziare la giurisprudenza e avvocati come l’avvocato Giovanni Guercio, se attraverso le sentenze dei tribunali la situazione delle persone trans e non binarie è indubbiamente migliorata, nonché le recenti sentenze della Corte di Cassazione del 2015 e della Corte Costituzionale del 2017. 

In particolare, la sentenza n.15138/15 della Corte di Cassazione è stata definita di storica importanza proprio contro la “sterilizzazione forzata” delle persone trans. La Suprema Corte, infatti, ha suggellato, il principio formatosi nel corso degli anni grazie ai provvedimenti emessi dai Tribunali Italiani, ossia, la non necessità di modificazione chirurgica dei caratteri sessuali primari per ottenere la rettifica anagrafica del genere e del nome assegnati alla nascita. Per anni le persone trans hanno subito pesanti discriminazioni in tutti gli ambiti della vita familiare e sociale, che ne hanno determinato l’allontanamento da qualsiasi contesto lavorativo che non fosse il sex work. A farne le spese, in passato, sono state soprattutto le donne transgender, quando ancora si usava il termine “transessuale” per riferirsi a loro. Termine ormai desueto che porta con sé i ricordi di un recente passato di medicalizzazione e di psichiatrizzazione.

Le nuove generazioni di ragazzi e ragazze transgender, e fra questi/e le persone non binarie, non portano addosso un fardello cosi pesante come abbiamo fatto noi, ma questo è stato possibile per vari motivi, e grazie soprattutto alle  battaglie delle generazioni precedenti che con i loro corpi sono scese in piazza per rivendicare diritti sociali e civili totalmente negati alle persone trans.

Questo non significa che le nuove generazioni transgender non abbiano da affrontare problemi quotidiani, legati allo stigma e al bullismo transfobico o difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro. La differenza sostanziale rispetto al passato è che per fortuna, la maggior parte di questi/e ragazzi/e può, oggi, contare sul supporto delle famiglie di origine e di una rete di supporto amicale, associativa, pubblica, che prima semplicemente non c’era, o non era così solida e salda.

E poi c’è la mia generazione, quella delle sopravvissute e dei sopravvissuti, che è pronta a schierarsi al loro fianco, per difenderli/e a tutti i costi. Non c’è niente di sbagliato nell’essere delle persone transgender. 

Molto spesso, le persone transgender subiscono una vergognosa spoliazione dei propri diritti umani, civili e sociali nel momento in cui decidono di essere veramente se stesse ed iniziare il percorso di affermazione di genere, un percorso lungo e complesso sia dal punto di vista personale che sociale, che niente ha a che vedere con le superficiali, folcloristiche e transfobiche narrazioni degli ideologi del Gender, che ci vorrebbero maschi e femmine a giorni alterni.

Non siamo ideologia, siamo pura pratica di resistenza alle sopraffazioni quotidiane. Siamo guerriere e guerrieri senza corazza che combattono a mani nude contro i pregiudizi. Il binarismo di genere imposto ci nega il diritto all’esistenza come persone trans, spingendoci ad essere socialmente identificat3 con il genere assegnato alla nascita e non con la nostra identità di genere.

Le leggi italiane, come detto in precedenza, non sono adeguate e viviamo lottando per la nostra autodeterminazione attraverso complessi e iperburocratizzati percorsi medico-psicologici e legali con continue violazioni della privacy e negazioni delle identità, questo nonostante il fatto che “l’incongruenza di genere” sia stata depatologizzata, dall’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità. Infatti, nella pubblicazione del nuovo ICD-11 (sigla che sta per International Classification of Diseases 11th Revision, cioè l’11esima revisione della Classificazione internazionale delle malattie dell’OMS) “l’incongruenza di genere” (diagnosi che viene fatta alle persone transgender se accedono ai servizi sanitari) è stata eliminata dal capitolo relativo ai disturbi mentali ed è stata spostata nella parte inerente la Salute Sessuale, proprio perchè in molti Paesi, fra i quali l’Italia, il percorso di transizione è seguito dal Sistema Sanitario Nazionale. Inoltre, in occasione dell’Assemblea Mondiale sulla salute tenutasi a Ginevra dal 24 al 28 maggio 2019, gli Stati membri hanno convenuto di adottare l’undicesima revisione della classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari connessi (ICD-11), entrata in vigore il 1° gennaio 2022. Tutto ciò ha segnato passi importanti, ma ancora legislativamente non riconosciuti, verso l’autodeterminazione delle persone transgender.

Purtroppo lo stigma che le persone transgender subiscono socialmente e lavorativamente è talmente pervasivo da impedirne quasi completamente l’accesso al mondo del lavoro, soprattutto per le donne transgender. Queste sebbene, alcune persone trans stiano riuscendo ad affermarsi nella libere professioni. Anche se la situazione in parte sta migliorando, grazie al fatto che circolano maggiori informazioni e le famiglie iniziano ad essere più accoglienti e supportive su questo tema, la strada da percorrere è ancora lunga. Nonostante ciò, dal 2000 ad oggi sono circa 73 le persone transgender uccise in Italia, di queste 20 solo a Roma, per la maggior parte, donne, migranti, sex worker. La transfobia non è però solo morte fisica, è anche e soprattutto morte sociale, è invisibilizzazione, marginalizzazione, esclusione. In Italia, ancora oggi, molte persone trans hanno difficoltà a trovare lavoro o a prendere una casa in affitto. La transfobia, non è solo violenza e sopraffazione, ma è anche la negazione di diritti naturali, come quello all’autodeterminazione.

La tutela dei diritti delle persone transgender e dei minori è la mission dell’Associazione Gender Xfondata nel 2018 dall’attuale Presidente Gioele La Valle, associazione della quale sono vice presidente; realtà che ha messo al centro del discorso le difficoltà che incontrano le giovani persone transgender nei diversi contesti, familiare, amicale, scolastico e sportivo. Proprio per questo a Roma il 1 aprile del 2023 si è tenuta una grande manifestazione denominata “Protect Trans Youth” organizzata da Gender X con la collaborazione di altre realtà del territorio romano, per evidenziare, fra le altre cose, l’importanza di adottare le carriere alias all’interno degli istituti scolastici e delle università, di formare il personale scolastico, di tutelare il benessere psicofisico di tutt3 l3 ragazz3.

Che delle femministe che si sono battute per decenni per l’autodeterminazione delle donne, si impegnino a ostacolare l’autodeterminazione delle persone transgender, arrivando perfino a sbeffeggiarle, attraverso il misgendering e sovradeterminandole non riconoscendo l’importanza del loro percorso, è paradossale quanto assurdo.

Non possiamo, infine, dimenticare gli attacchi subiti in questi anni dalla comunità transgender da parte di alcune femministe radicali trans escludenti (Terf). Quello che accade, da circa trent’ anni, è che alcune femministe radicali, parte delle quali lesbiche, forti della loro appartenenza ad un’élite e del loro privilegio di donne bianche, cisgender e benestanti (DBCB), hanno pensato bene di teorizzare sul percorso di affermazione di genere delle persone transgender, appropriandosi di una narrazione che non le apparteneva e che non le appartiene, per giustificare a se stesse la decisione di allontanare, dai loro ambienti radicali e separatisti, le persone transgender. Agli occhi delle Terf, le donne trans, sono ree di non essere “nate donne” e di non poterlo mai essere “realmente” e di voler usare l’escamotage della transizione per appropriarsi dei luoghi e degli spazi delle “vere donne”. Gli uomini trans, d’altra parte, pur essendo “nati donne” sono colpevoli di aver tradito “la sorellenza lesbica” per abbracciare il mondo maschile, scegliendo consapevolmente di poter usufruire di quel “privilegio maschile”, che questa scelta ha comportato. Se da una parte le donne trans vengono quindi ostracizzate per non essere “nate donne” ed essere delle “impostori”, gli uomini trans vengono addirittura considerati traditori della “matria lesbica”, vendutisi al patriarcato. Queste narrazioni, molto fantasiose, se non ridicole, purtroppo, non tengono conto del fatto che l’importante e delicata decisione di intraprendere un percorso di affermazione di genere, per una persona transgender, non sia assolutamente legata né ad un calcolo utilitarista o ad vantaggio personale, né  all’acquisizione di un presunto privilegio. Quello che invece è fin troppo vero, invece, è che le persone transgender, nel momento in cui iniziano un percorso di affermazione di genere perdono tutti i loro privilegi precedenti legati all’essere stat3 percepiti come cisgender. Per dirimere ogni dubbio, basterebbe chiederlo a tutte le persone transgender che per seguire la loro realizzazione identitaria, individuale e personale hanno perso famiglia, affetti e lavoro.

Già nel 1949 Simone de Beauvoir, una delle più grandi letterarie francesi, nel suo Il secondo sesso aveva affermato che «donna non si nasce lo si diventa». Il l suo pensiero, quindi, spesso citato da molte femministe storiche, aveva già, in nuce quello di considerare l’essere donna non come un destino biologico ineluttabile ma come un processo di costruzione dell’essere, non  ancorato e non ancorabile all’essenzialismo biologista, che per millenni ha costretto la donna ad essere sottomessa e subalterna all’uomo. Sembra, inoltre, surreale e paradossale che delle femministe, molte delle quali lesbiche, vogliano rispolverare il dogma cattolico del “contro natura” per attaccare e denigrare percorsi diversi dal proprio, visto che in base allo stesso dogma anche loro, sarebbero analogamente etichettate come “contro natura”. In Italia, negli ultimi anni, alcune Terf hanno pubblicato vari articoli, anche su quotidiani di diffusione nazionale, nei quali hanno lanciato le loro invettive contro la comunità trans, salvo poi lamentarsi, successivamente, quando le persone trans hanno “osato” rispondere agli attacchi. Quello che è successo, molto più verosimilmente, è che alcune persone transgender si siano dovute difendere dagli attacchi di questa elitè accademica o che abbiano fatto le spese della loro transfobia e transmisoginia

Il femminismo separatista è stato, in Italia, un’importante esperienza del femminismo della seconda ondata,  in passato c’è stato il bisogno di “chiudersi” per proteggersi e “sopravvivere”, ma i tempi sono cambiati, non perché sono le mode a essere cambiate, ma perché sono le persone a essere cambiate ed insieme alle persone sono cambiati i loro bisogni ed i loro desideri.  Altre identità subalterne al patriarcato, come quelle LGBTQIA+, hanno deciso di ribellarsi al sistema patriarcale, di prendere la parola e di rivendicare il proprio diritto all’autodeterminazione. In sintesi, che delle femministe che si sono battute per decenni per l’autodeterminazione delle donne, si impegnino a ostacolare l’autodeterminazione delle persone transgender, arrivando perfino a sbeffeggiarle, attraverso il misgendering e sovradeterminandole non riconoscendo l’importanza del loro percorso, è paradossale quanto assurdo.

La pratica femminista dell’autocoscienza, del “partire da sé”, mi impone di parlare per me stessa, non per le altre e gli altri, ma semmai insieme alle altre e agli altri. L’essenzialismo biologista che riduce tutto al possedere determinati genitali interni ed esterni è riduttivo. Le persone transgender sono un universo di individualità e di modi altri di vivere la propria unicità, così come le persone cisgender. Incastrare gli esseri umani in stereotipi è veramente difficile se si osserva, realmente, la varietà e la complessità degli individui, e soprattutto se si entra in relazione con ess3.

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Il nostro percorso di procreazione medicalmente assistita 

Un viaggio intimo attraverso le sfide della maternità lesbica: un racconto di coraggio, speranza, resistenza e determinazione con il sogno di diventare genitori.

Giovanni Raulli
Casa Arcobaleno: le famiglie che ti salvano

Siamo entrat* all’interno di Casa Arcobaleno, il rifugio per giovani LGBTQIA+ espulsi dalle proprie famiglie. Perché non sempre le famiglie di origine rappresentano un porto sicuro. E per salvarci abbiamo bisogno di scialuppe di salvataggio.

Egizia Mondini
L’editoriale – Queer families

Le famiglie queer, intese come reti di affetto e sostegno costruite al di là dei tradizionali legami di sangue, rappresentano un esempio tangibile di amore, inclusività e solidarietà. Quanto sono state importanti in passato e quanto lo sono ancora oggi?

Andrea Pini
Co-housing: una proposta per vivere insieme

Dove spariscono le persone LGBTQ+ quando invecchiano? La maggior parte si ritira riducendo contatti, relazioni ed attività sociali, fino all’invisibilità. Eppure sono tante le energie, le competenze, le esperienze che possiamo mettere in circolo per far fluire in azioni di aiuto reciproco. Serve un ponte tra le vecchie e le nuove generazioni, che dia un senso ai ricordi degli uni e forza agli altri. E il co-housing può rispondere a questa esigenza.

Pino Anastasi
Famiglie di salvataggio ai tempi dell’aids

Un viaggio nelle memorie di chi ha affrontato l’epidemia di aids, dalle prime notizie a una tesi di laurea, da Muccassassina all’Unità di Strada, il  racconto di chi ha trasformato l’impegno in sostegno.

Chiara Tesei
Di salute mentale e tabù di coppia

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Elena Incatasciato
Di bisessualità e pansessualità

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Ali Bravini
Di poliamore, neurodivergenze e salute mentale

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Michela Andreozzi
E se non voglio essere madre?

Essere donna prima di essere madre. Decidere di NON avere figli è ancora un tabù. Dalla discriminazione alla scelta: il percorso verso una vita senza maternità raccontato dalla sagace penna di Michela Andreozzi.

Egizia Mondini
L’editoriale: quali sono i tabù di oggi?

Quello che è tabù per uno può essere pregiudizio per un altro. Quando apriamo il barattolo e dobbiamo decidere cosa metterci dentro, le diverse prospettive emergono e diventano esse stesse un interessante spunto di riflessione e confronto. 

Alessandro Michetti
Il porno è ancora un tabù?

La vergogna è il braccio armato dei tabù, che a loro volta sono l’impalcatura che tiene in piedi uno dei dogmi più insidiosi e castranti che esistano: la sacralità del sesso. Intervista ad Alice Scornajenghi, creatrice dell’acclamata fanzine erotica Ossì, spazio per una narrativa porno di qualità.

Raffaella Mottana
Soli

Il tema tabù coinvolge anche la questione delle nuove coppie: troppie, coppie aperte, poliamoros*. E proprio a questo è ispirato questo racconto. Un altro frutto della collaborazione con Accento Edizioni con i suoi promettenti, brillanti giovani autori. 

Francesco Ferreri
Tabù, tra paura e controllo

Il potere dei tabù: strumenti sociali di controllo e l’influenza infettiva all’interno dei gruppi, anche lgbtqia+.

Giulia Paganelli
Corpi grassi: tabù e identità nella comunità LGBTQIA+

Grassofobia: la battaglia contro gli stereotipi nella comunità LGBTQIA+, nell’era di Sam Smith.

Ali Bravini
Basta un pezzo di carta (?)

Tabù di genere e percorsi trans: la necessità di un cambio radicale.

Luca Ragazzi
La sessualità tra gli anziani nel cinema: oltre il tabù 

Desiderio e intimità: rappresentazioni della sessualità tra anziani, oltre gli stereotipi. Ecco un’antologia dei film che trattano (bene) l’argomento. 

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
Lo stigma della depressione

Intervista al Trio Medusa, ambassador della campagna “La Depressione non si sconfigge a parole”.

Valeria Scancarello
Il “peso” dello stigma: centimetri della mia storia

Affrontando la grassofobia: una riflessione personale sulla società e l’accettazione di sé.

Egizia Mondini
L’editoriale – Nuove mappe per orientarsi

C’è venuta voglia di indagare nuove geografie, zoomando sui dettagli, sbirciando dentro i vicoli delle nostre sfumature, vedendo fino a che punto ci siamo spinti alla scoperta di nuovi territori, ridisegnando la mappa del nostro ecosistema. Ne è emersa una nuova cartografia della comunità lgbtqia+, e non solo, intrigante e stimolante, ma con confini mai troppo definiti. Non vi resta che sfogliare l’atlante insieme a noi.

Isabella Borrelli
Il linguaggio inclusivo fa schifo

“Vi inventate sempre nuove parole” è l’accusa più diffusa e fessa mai fatta alla comunità lgbtqia+. Il linguaggio neutro ha provato a proporre nuove mappature che scardinassero il maschile universale. L’utilizzo di linguaggi neutrali e non binari ha avvistato una nuova terra del linguaggio queer. La rottura del paradigma, della norma e del cambiamento è invece non solo qualcosa a cui aspirare ma una pratica politica. E’ anche attraverso il cambiamento e sovvertimento del linguaggio che pratichiamo la nostra dissidenza. E affermiamo la nostra esistenza. 

FRAD
Non si può più dire niente?

Sembra l’argomento del momento, anche in bocca a chi ancora fa fatica a capirne il senso. Un senso prima ancora umano che politico. E allora noi, abbiamo pensato di prenderci anche un po’ in giro. Per non farci dire che ci prendiamo sempre e solo troppo sul serio. E chi meglio di FRAD poteva riuscirci? Ma davvero con noi persone LGBQTQIA+non si può più dire niente? E non si può scherzare? Per fortuna ci sono le vignette di Frad.

Antonia Caruso
È davvero inclusivo parlare inclusivo? 

Abbiamo iniziato davvero a credere che cambiando le parole sarebbe cambiato il mondo. Se non ché, il resto del mondo continua a non saper né leggere né scrivere e la lingua del futuro non sarà sicuramente l’italiano.

Jennifer Guerra
Il movimento trans-femminista oggi in Italia

Non solo grandi città. Dalle Case delle donne ai centri antiviolenza; l’importante rete di supporto della rete transfemminista italiana cresce nei piccoli centri con oltre 150 gruppi e iniziative.

Gayly Planet
Le nuove geografie del turismo LGBTQIA+

Dai Grand Tour ai Gay Camp: il turismo LGBTQIA+ in Italia racconta la storia della nostra comunità, dall’Ottocento fino ai giorni nostri.

Vincenzo Branà
L’importanza dei pride di provincia

Piccoli centri, grandi Pride: dal caso di Latina a quello di Campobasso, dalla crescita di Ragusa all’abbraccio orgoglioso di Lodi. E se la politica LGBTQIA+ ripartisse da qui?

Alessia Laudoni Moonday_yoga
Mappe corporee: un viaggio affascinante di connessione e consapevolezza 

Chakra e identità, la connessione tra corpo e spirito è un viaggio di consapevolezza e integrazione che porta allo svelamento del proprio sé al resto della comunità.

Livia Patta
Una mappa verso il Sé: le costellazioni familiari

Accettazione e identità, liberando il passato e imparando dal lessico familiare. Il potere dei legami relazionali cambiano vite, costruiscono comunità, generano galassie.

Luca Ragazzi
Guida per orientarsi nelle piattaforme on demand

Se parliamo di mappe per orientarsi, allora sappiamo bene quanto possa essere utile una guida per non perdersi nei meandri labirintici e infiniti dei film a tematica lgbtqia+ delle library delle piattaforme on demand. Questa la nostra.

Alessandro Michetti
Via Balilla, è così che dovrebbe andare il mondo

Esplorando uno dei quartieri più accoglienti della comunità LGBTQIA+ a Roma, protagonista del documentario “Noi qui così siamo” di Maurizio Montesi.

Collettivo “La Gilda del Cassero”
Geografie queer dal pianeta nerd

La Gilda di Bologna da anni promuove i giochi da tavolo come strumento di impatto sociale e politico per le persone LGBTQIA+, battendosi per una giusta rappresentazione e decolonizzazione degli immaginari ludici.

Mohamed Maalel
Palermo è la mappa del mio corpo

Un diario pieno di coordinate alla ricerca di ricordi, aspettative e identità, nella capitale più LGBTQIA+ della Sicilia. Il racconto intimo e personale di un pugliese, per metà tunisino, che lascia la sua terra per un posto tutto nuovo: la Palermo di oggi.

Nicolò Bellon
Guida agli uomini passati di qua

Tra le note di Milva e Dalla, tra le strade di Roma e Biella, il giovane scrittore Nicolò Bellon disegna una mappa di ricordi, sentimenti e malinconie.

Alessandro Michetti
Chieti, la provincia che vive in mille città

Vivere l’identità LGBTQIA+ nei piccoli centri e il bisogno di spazi sicuri e protetti dall’omotransfobia: un’intervista al consigliere Arcigay di Teramo, Fabio Milillo.

Edoardo Tulli
Per una città diversa in una società di uguali

Una lotta che dal 1994 arriva a oggi: un progetto di riqualificazione per rompere i confini e accogliere la comunità del Palazzo Mario Mieli nel quartiere San Paolo a Roma.

Giacomo Guccinelli
Asessualità e aromaticismo. Identità politiche e narrativa dell’assenza

Le persone aroace, asessuali e aromantiche, sono identità che problematizzano, mettono in dubbio e si sottraggono da ciò che la maggioranza pensa sia normale all’interno delle dinamiche relazionali. Disegnando nuove geografie dei rapporti.

Simone Gambirasio
Corpi disabili, corpi invisibili

I luoghi di visibilità LGBTQIA+ sono davvero così accessibili per le persone con disabilità?

Antonia Caruso
Occhio non vede, cuore non vota

L’invisibilità si crea con l’esclusione dal campo visivo, è un processo attivo e selettivo per annullare l’essenza dell’altro. Ed è soprattutto all’interno della popolazione trans che troviamo un gatekeeping interno.

Stephan Mills
Il mio corpo intersex invisibile

Perché così poche persone conoscono la realtà intersex? E’ tempo di rendere più visibile una realtà ancora troppo poco conosciuta: quella dei corpi intersex. Un percorso di lotta per ottenere i cambiamenti desiderati e di accettazione degli aspetti che non vogliamo cambiare. 

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
L’editoriale: Invisibili

Essere visibili è un atto politico, di autoaffermazione, autodeterminazione e affrancamento, ma anche un’urgenza esistenziale, oltre che di condivisione. Perché “fuori dalla collettività c’è solo la mitomania”. 

Aldo Mastellone
Comunità trans nello sport: quando rendersi visibili è rivoluzione

La situazione delle persone LGBTQIA+ nello sport agonistico. Intervista a Guglielmo Giannotta, Presidente di ACET, Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere.

Ambra Angiolini
Come la politica e l’economia sfruttano la nostra invisibilità

Far tornare le nostre diverse identità gli unici luoghi davvero interessanti da visitare, è la rivoluzione che dobbiamo mettere in atto.

Francesco Lepore
Sacerdoti omosessuali al bivio

Da una voluta invisibilità al bisogno di coming out. Anche in Vaticano.

Daniele Coluzzi
L’omosessualità nella letteratura italiana: una storia di invisibilità

Da Michelangelo a Tasso, come gli artisti hanno usato le loro opere per celebrare i propri amori.

Paolo Di Lorenzo
Il “cucciolo” che spaccò l’America in due

Il coming out di Ellen DeGeneres e una Hollywood piena di armadi che non fu più la stessa.

Loredane Tshilombo
Black Queerness: quando sei abituato a essere invisibile

Nella presunta visibilità queer conquistata c’è l’invisibilità delle persone non bianche: il dibattito politico e la sfida del rispetto sociale in una società che riesce a convivere con più di venticinquemila persone black and brown morte o disperse nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni.

Luca de Santis
Come sta cambiando l’identità fascista

I simboli nostalgici si legano a felpe alla moda, gli smartphone branditi al posto di bibbie e crocifissi, spariscono le divise militari scoprendo corpi muscolosi e cappelli di pelliccia. “Etero Pride”, “All lives metters”, “Libertà di essere madri”: i nuovi fascisti si appropriano dei nostri riferimenti e delle nostre parole, per mostrarsi più accettabili ma mantenendo gli strumenti di sempre: violenza e oppressione.

Luca Ragazzi
Quando il cinema queer era invisibile, o quasi

Veloce rassegna dei film italiani che hanno contribuito alla lotta per i diritti LGBTQIA+.

Matteo Albanese
Bisessualità: un orientamento doppiamente al margine

Secondo la comunità gay e lesbica, i bisessuali sono uomini gay velati e le bisessuali donne etero opportuniste. Secondo la società eterosessuale le persone bisessuali sono ingorde e insaziabili a livello sessuale, più portate alla promiscuità e alla non-monogamia. Non c’è da stupirsi che il pensiero bisessuale sia praticamente sconosciuto in Italia. Più invisibilità di così…

Mohamed Maalel
Non sono più un uomo

Un racconto inedito che parla di multiculturalità, identità, invisibilità.

Ali Bravini
Fuori dai binari: una prospettiva che sfida le convenzioni di genere

Se un Dio esiste è sicuramente non binario. Allora chi siamo noi umani per pretendere di doverci descrivere come maschi o femmine? E’ necessario restituire consistenza a prospettive invisibilizzate da un binarismo imposto che da secoli caratterizza la nostra cultura e spesso anche la visione della nostra comunità LGBTQIA+.

Roberto Gualtieri
40 anni di storia nella città di Roma

L’obiettivo dell’Amministrazione romana è quella di rendere la città sempre più accogliente, giusta e in ascolto. Una sfida che deve essere vinta assolutamente.

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
The Luxurian Age of Muccassassina

Intervista a Vladimir Luxuria, ex direttrice artistica di Muccassassina. Per scoprire come nasce un mito.

Antonia Caruso
In questa notte tutte le vacche sono gay

Chissà se a Mario Mieli avrebbe fatto piacere diventare mariomieli, martire, eroina, poeta e anche stencil. Antonia Caruso ha tratteggiato per noi un suo personalissimo ritratto, irriverente, ironico, punk, di quel Mario Mieli di cui portiamo il nome da 40 anni. Un Mario Mieli eccessivo ma mai eccedente. 

Monica Cirinnà
Unioni civili, divisioni politiche

Più che il percorso di una legge, un’epopea omerica, fatta di insidie, tradimenti e successi che alla fine hanno portato al (desiderato?) approdo. A ripercorrerlo insieme a noi è Monica Cirinnà.

Mario Colamarino
Il Mario Mieli è di nuovo Aut

Il Magazine del Circolo è tornato in circolazione, stavolta on line. Il Presidente del Circolo Mario Mieli, in veste di editore, ci spiega la spinta che ha portato a questo ritorno.

Isabella Borrelli
Si è fr**i anche per il culo degli altrə

Chi era Mario Mieli? L’intellettuale, il filosofo, lo scrittore, l’avanguardista? A proporci una sua rilettura è Isabella Borrelli, attivista lesbofemminista intersezionale.

Vanni Piccolo
Da AMOR al Mieli

Il Circolo Mario Mieli secondo Vanni Piccolo, presidente dal 1984 al 1990.

Deborah Di Cave
La storia di un circolo a cui devo anche un po’ la mia

La prima presidentessa nella storia del Mario Mieli ci racconta il suo Circolo.

Sebastiano Secci
Pride e Resistenza

Era il 2019 e gridavamo: chi non si accontenta lotta. A raccontarcelo, l’allora presidente Sebastiano Secci.

Rossana Praitano
Anniversario di rubino

Rosso come il rubino simbolo di quest’anniversario e come la passione per l’attivismo politico della ex presidentessa Rossana Praitano

Emiliano Metalli
Teatro di lotta: Norme, Traviate e Mieli on stage

Una retrospettiva su Mario Mieli drammaturgo. Perché sì, fu anche questo.

Emiliano Metalli
Mario Mieli autore, regista, costumista, scenografo, truccatore: qualcosa di magico

Osserviamo Mario Mieli attraverso la lente del teatro: una figura di intellettuale complesso, agitatore culturale, politico dissacrante, controcorrente, avanguardista, spesso inarrivabile e in anticipo su temi e metodologie. 

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