Tutti pensiamo di sapere bene di cosa si tratta salvo poi renderci contro, magari durante un confronto con altri, di avere una percezione molto personale di questa sanzione morale (e ce ne siamo resi conto anche in redazione arrivando a confronti anche accesi su cosa sia per noi un tabù, con buona pace della definizione “granitica” della Treccani).
Quello che è tabù per uno può essere pregiudizio per un altro. Quando apriamo il barattolo e dobbiamo decidere cosa metterci dentro, le diverse prospettive emergono e diventano esse stesse un interessante spunto di riflessione e confronto.
Il concetto di “tabù” ha radici profonde nella storia umana ed è intessuto nelle maglie delle società. Si tratta di norme o credenze culturali che proibiscono o scoraggiano determinati comportamenti o discussioni. Queste restrizioni possono riguardare una vasta gamma di argomenti, tra cui sessualità, religione, alimentazione e persino la morte.
Il termine tabù deriva dal termine polinesiano “tapu” o “tabu”, che significa “sacro” o “proibito”. Cosa è ritenuto sacro o intoccabile? E perché?
I tabù sono dinamici e possono cambiare nel tempo. Ciò che era considerato tabù in una determinata epoca o cultura non lo è più oggi. E in questo senso il tabù racconta chi eravamo e chi siamo nel presente. I nostri tabù raccontano a che punto siamo. E svelano le fragilità, le resistenze, le potenzialità di evoluzione.
Abbiamo voluto esplorare la natura dei tabù, le ragioni per cui esistono e come influenzano le nostre vite. Ne abbiamo scelti alcuni e, a nostro modo, abbiamo deciso di parlarne da un punto di vista scientifico, antropologico, sociologico ma anche personale.
I tabù possono avere un impatto significativo sulla vita quotidiana delle persone. Possono influenzare la comunicazione, il comportamento e persino le decisioni riguardanti la salute e il benessere. Ad esempio, la salute mentale è un tabù che potrebbe scoraggiare una persona a cercare aiuto o supporto quando ne ha bisogno, contribuendo così a un aumento del disagio psicologico. La rappresentazione di corpi non conformi rispetto ai dettami della società, è un tabù che ci fa sentire non accettati, insicuri, non idonei. Una donna che decide di non avere figli è un tabù? Noi pensiamo di sì, ancora oggi. Così come il porno è relegato ancora a una percezione distorta, malata, deviata.
Superare i tabù richiede un processo di sensibilizzazione e apertura mentale. L’educazione e la consapevolezza sono fondamentali per smantellare le credenze e le restrizioni che possono essere dannose o limitanti. Inoltre, promuovere una cultura di rispetto e comprensione può contribuire a creare spazi sicuri in cui le persone si sentano libere di esprimersi senza paura di giudizi o discriminazioni.
I tabù sono una parte intrinseca delle società umane, ma non sono scolpiti nella pietra. Riconoscere i tabù e lavorare per superarli può portare a una società più inclusiva, rispettosa e consapevole delle diverse esperienze umane. Parlarne e approfondire è un modo per iniziare un nuovo percorso di evoluzione. Vi va di farlo con noi e di dirci quali sono i vostri tabù?
Scriveteci a: redazione@autmagazine.it. Sarà bello approfondire insieme. Il barattolo è aperto.
[Foto di Aida L]