“1978. L’anno del mio arrivo in Italia. Un nuovo paese, una vita nuova. Più facile? Decisamente no. Ma chi ha mai ottenuto qualcosa senza combattere, senza mettersi in gioco? Io, a modo mio, ho cercato di fare la differenza. E forse ci sono riuscita”. Il racconto di Leila Daianis, presidente di Libellula Italia.
La prima cosa che feci dopo essere atterrata a Fiumicino fu quella di cercare gruppi lgbtqia+ per fare attivismo, un posto dove potessi sentirmi rappresentata, io che viaggiavo fuori dal dualismo uomo-donna. Ma non ne trovai.
Venivo discriminata dalla comunità transessuale perché non ero abbastanza femminile, tanto quanto da quella omosessuale perché ero troppa “frocia”, con un atteggiamento abbastanza maschile per gli standard.
Decisi allora di cambiare aria e di partire per l’estero. Tornai qui in Italia nel 1988 e iniziai a lavorare come ragazza immagine in una discoteca al centro di Roma. E fu proprio lì che una sera, per caso, conobbi Vladimir Luxuria e Andrea Beradicurti (alias La Karl du Pigné) e fu amicizia al primo sguardo. La sera stessa Vladimir mi invitò a partecipare a una riunione del C.C.O. Mario Mieli.
Fui subito catturata dall’ambiente e dall’atmosfera: un attimo dopo avevo la mano alzata per propormi come collaboratrice sia dal punto di vista sociale che artistico.
La mia prima attività? Vladimir mi propose di fare una performance brasiliana (io vengo da lì) a Muccassassina, allora al Castello. Da allora il sodalizio non si è più sciolto, che fosse al banchetto informativo del Mieli o sul palco con delle performance, ero a pieno titolo una volontaria del Circolo.
Nel 1990 la svolta: si fece una riunione al C.C.O. Mario Mieli per creare un servizio per le persone trans all’ospedale S. Camillo di Roma e nel 1991 venne creato un seminario nella Casa delle Culture a Roma dove parteciparono il C.C. O, Mario Mieli, il Mit di Roma (Movimento Transessuale Italiano), Cgil Nazionale, ufficio nuovi diritti, e l’Ospedale San Camillo per dare inizio al S.A.I.F.I.P. (Servizio di Adeguamento dall’Identità Fisica all’Identità Psichica).
Vladimir agli inizi degli anni ’90 creò la serata “Uno Specchio per Narciso” a Campo de’ Fiori, con sfilate di moda dove però a indossare gli abiti erano modelle e modelli omosessuali e transgender, ricordo che io scesi in passerella con un abito dello stilista romano Fabrizio Teragnoli.
Arrivò il 1994 e con questa data il primo pride di Roma. Allora facevo parte del direttivo e sorse un problema che non avevamo considerato: temevamo che le trans latinoamericane avrebbero avuto paura di partecipare per il rischio di essere arrestate per il fatto di essere in Italia irregolarmente. Mi venne un’idea, decisi di andare a casa di ognuna di loro per rassicurarle sul fatto che il Pride era stato autorizzato dalla Questura e che non avrebbero corso nessun rischio. Quel primo pride ero in prima fila, con un cappello a forma di Colosseo, quel pride fu solo il primo di tantissimi altri.
Nel 1996 decisi di non ripresentarmi per il direttivo del Mieli, cercando una mia evoluzione politica e fondando un’associazione che fosse rivolta in maniera specifica per le persone Trans-Transgender e non binarie. Ci dedicammo ad esempio alla depatologizzazione del transessualismo, alle richieste dei documenti di identità per chi veniva dall’estero e alla congruenza di genere. Come nome per l’associazione scegliemmo Libellula Italia, e come una libellula abbiamo volato alla ricerca dei nostri diritti pur mantenendo stretto quel legame affettivo e politico con quel Circolo che ebbi la fortuna di conoscere tanti anni prima.