Nel tessuto sociale dell’Italia contemporanea, una generazione si trova ad affrontare sfide straordinarie. Sono l* giovani cresciut* con la crisi economica del 2008, costretti a confrontarsi con un panorama caratterizzato da precarietà lavorativa, tagli all’istruzione e una crisi climatica incombente. Questa generazione, la nostra generazione, è quella che è costantemente oggetto di repressione e censura da parte del governo, il che ha catalizzato un crescente sentimento di disillusione e dissenso.
Le recenti immagini delle manganellate a Pisa hanno scosso profondamente il Paese, rivelando l’uso eccessivo della forza contro manifestanti disarmat*. Il Presidente Mattarella stesso ha evidenziato la gravità di tali azioni, sottolineando che l’impiego dei manganelli rappresenta un fallimento nel dialogo con l* giovani.
L’atteggiamento repressivo del Governo, confermato da queste immagini, riflette la vera realtà, che è caratterizzata dall’assenza di politiche concrete a sostegno dei giovani. Provvedimenti come il cosiddetto decreto ‘ecovandali’ prendono di mira coloro che manifestano per l’emergenza climatica anziché affrontare il problema in sé. Ciò dimostra una mancanza di impegno nel formulare soluzioni efficaci per le sfide attuali.
Parallelamente, l’istruzione pubblica, concepita come strumento di riduzione delle disuguaglianze, sta perdendo la sua funzione originaria. Invece di promuovere la formazione integrale del* cittadin* del domani, si assiste a una progressiva trasformazione delle scuole in meri centri di istruzione al servizio delle imprese. Il Ministro Valditara, per esempio, sembra preferire sanzioni punitive anziché affrontare le radici del disagio giovanile.
In questo contesto, le manifestazioni studentesche assumono un ruolo cruciale. Esse rappresentano non solo un mezzo per esprimere dissenso, ma anche un’opportunità di partecipazione attiva alla vita democratica del Paese. Tuttavia, le immagini di Pisa rischiano di intimidire l* giovani, scoraggiandol* dall’esprimere il proprio dissenso e dalla partecipazione civica.
È fondamentale che la voce del* giovani venga ascoltata e rispettata. La democrazia non si limita alle elezioni, ma implica anche il diritto di manifestare e di esprimere opinioni diverse. Il governo dovrebbe intraprendere un dialogo aperto e costruttivo con l* student*, anziché reprimere le loro proteste e ignorare le loro richieste.
Tuttavia, per comprendere appieno il contesto in cui si trovano l* giovani, è importante esaminare più da vicino le diverse sfaccettature della loro esperienza.
Una delle principali sfide che affrontano è la precarietà lavorativa. Molte persone giovani si trovano costrette a lavorare in condizioni precarie, spesso senza contratto o con contratti a breve termine e fin dalla scuola superiore. Questo non solo mina la loro sicurezza economica, ma anche la loro stabilità emotiva e psicologica. La mancanza di sicurezza sul lavoro porta a una costante ansia per il futuro e impedisce ai giovani di pianificare a lungo termine le proprie vite.
Inoltre, i giovani hanno dovuto fare i conti con i tagli all’istruzione dell’allora Ministra Gelmini, reintegrati in parte dai governi successivi, ma sempre mal indirizzati e ancor peggio utilizzati. Nei fatti, oggi, responsabile anche un’inflazione galoppante, le opportunità di accesso all’istruzione superiore e universitaria per molt* giovani si sono drasticamente ridotte. Questo ha creato un divario sempre più ampio tra coloro che possono permettersi di accedere a un’istruzione di qualità e coloro che non possono. Inoltre, la qualità dell’istruzione stessa è diminuita, con un aumento del numero di studenti per classe e una riduzione delle risorse disponibili per i docenti e il personale scolastico.
Ma forse la sfida più grande che l* giovani devono affrontare è la crisi climatica. La generazione attuale si trova ad affrontare le conseguenze di anni di negligenza ambientale eccessiva, con cambiamenti climatici sempre più evidenti e disastri naturali sempre più frequenti. L* giovani si rendono conto che il loro futuro è direttamente minacciato dalla crisi climatica e che è urgente adottare misure drastiche per affrontare questa sfida.
Nonostante tutte queste difficoltà, l* giovani non si arrendono. Sono determinat* a immaginare una società diversa, una società più giusta e più equa per tutti. Lo fanno attraverso manifestazioni per la pace e il disarmo, indignati per il genocidio in corso in Palestina. Lo fanno chiedendo una società transfemminista, che riconosca e rispetti i diritti delle persone trans e non binarie e che formi alla sessualità e all’emotività, anche per contrastare le radici della nostra società patriarcale. Lo fanno lavorando nelle scuole per costruire spazi inclusivi per tutti l* student*, indipendentemente dalla loro origine o identità. Lo fanno chiedendo attenzione e azione sulle tematiche ambientali, sottolineando l’importanza di ridurre le emissioni di gas serra e proteggere l’ambiente per le generazioni future. Lo fanno anche chiedendo investimenti nel benessere psicologico, una vera e propria epidemia tra l* giovani, che trae le sue origini in un contesto sociale di sola competizione e con l’altr*, riconoscendo che la salute mentale è un diritto fondamentale che dovrebbe essere garantito a tutt*.
Il futuro può sembrare incerto e spaventoso per l* giovani di oggi. Come possiamo immaginare un futuro felice quando il presente è caratterizzato da precarietà e instabilità? Tuttavia, nonostante queste difficoltà, l* giovani mantengono viva la speranza. Sanno che devono essere loro a costruire le basi per un nuovo modello di società, una società più giusta, più equa e più sostenibile per tutti. Non lo fanno solo per se stessi, ma nell’interesse della collettività e delle future generazioni. Le generazioni future non meritano di ereditare solo le ceneri della nostra società odierna. Meritano un mondo migliore, e noi giovani di oggi siamo determinati e abbiamo il dovere di lottare per realizzarlo.
Paolo Notarticola – Rete degli Studenti Medi