AUT Magazine

La lettera T nel cinema

di Luca Ragazzi
Per troppo tempo il cinema ha parlato delle persone trans senza lasciarle parlare davvero, riducendole a inganni, tragedie o mostri. Da The Rocky Horror Picture Show, che ha scardinato il genere con ironia, fino a Emilia Perez, dove identità e destino si riscrivono, il cinema inizia a restituire alle persone trans il diritto di essere protagoniste. Non è solo rappresentazione, è riscrittura dell’immaginario. Ecco i film che hanno segnato questo viaggio.
Dallas Buyers Club

Esistono molti termini per definire le persone che non si identificano nel sesso che gli è stato assegnato alla nascita, esistono svariate sfumature, diverse culture e sensibilità. Nell’immaginario collettivo, così come nel vocabolario comune, continuano ad aggiungersi termini nuovi per definire tutte quelle persone, e sono tante, che sfidano il tradizionale sistema sessuale binario basato sulla divisione tra maschio e femmina, uomo e donna, ma anche tra “gay” ed “etero” e, a livello ancora più profondo, tra sesso e genere. Come sappiamo, essere transgender ha un significato vitale per chiunque è coinvolto, uomo o donna che sia. Le persone trans non s’identificano nel loro genere di nascita, ma ciò non condiziona il loro orientamento sessuale, che può essere etero, omosex, bisex o anche asessuale. Per il transessualismo l’operazione chirurgica di cambio sesso può rappresentare il traguardo verso la ritrovata identità, ma non è detto che per essere transgender vi si debba per forza fare ricorso. 

Se, per paradosso, i film con trans verə non sono ancora tanto diffusi, almeno la cinematografia ha affrontato la questione, con risultati a volte interessanti. Come si può immaginare hanno trovato raramente rappresentazioni sullo schermo per la maggior parte della storia del cinema, ad eccezione dei travestiti nelle commedie un po’ becere e dei transessuali nei film thriller e horror per rappresentare il malato di mente. Basti pensare al più famoso di tutti, il Norman Bates (Anthony Perkins) di  Psyco (di Alfred Hitchcock, USA 1960) che si traveste per ottenere la piena identificazione con la madre morta (con tanto di sdoppiamento della voce, la propria e quella della madre) un tipico caso di doppia personalità associato a una tendenza omicida, attraverso cui uccide le donne (celebre la scena della doccia) per controbilanciare la sua attrazione sessuale e il senso di colpa associato. Una roba degna di Franca Leosini insomma. Per troppo tempo il cinema si è servito della figura archetipica del transessuale per strappare una risata o per raccontare un disagio sociale che culminava quasi sempre col suicidio. Solo negli anni ’90 i film hanno iniziato a includere le persone trans come veri personaggi e ad affrontare le loro vite in modo più realistico e rispettoso.

In questo articolo ho voluto scegliere dei titoli esplicativi e paradigmatici di questa ricerca. Ovviamente non posso citarli tutti ma quelli che secondo me hanno segnato una pietra miliare.

Il Diavolo è femmina (George Cukor, USA 1935) – In questa deliziosa commedia del regista omosessuale autore di veri cult-movies come Scandalo a Filadelfia, Donne, Nata ieri e My Fair Lady, la meravigliosa Katherine Hepburn, l’attrice più androgina di sempre, nel ruolo di Sylvia Scarlett, per sviare la polizia, si traveste da ragazzo e diventa… Sylvester, facendo innamorare di sé il bel Cary Grant. Un po’ come succedeva a Gwyneth Paltrow in Shakespeare in Love.

A qualcuno piace caldo (Billy Wilder, USA 1959) – Il capolavoro del maestro della commedia, nato nel Regno Austroungarico in una città oggi polacca, ma trasferitosi presto ad Hollywood, mette in scena le vicende di due musicisti squattrinati (Tony Curtis e Jack Lemmon) che, per sfuggire ai gangster che li inseguono, si travestono da donne ed entrano a far parte di un’orchestrina femminile, dove la cantante Sugar (una Marilyn Monroe più burrosa che mai) scatenerà il loro desiderio sessuale (ricordandoci così che sono indiscutibilmente eterosessuali…). Tuttavia, attraverso questo capovolgimento di ruolo, i due vivranno nuove esperienze, poiché travestite da donna, attireranno la rude attenzione dei maschi… facendo loro capire cosa significhi essere una donna in un mondo che, come avrebbe detto bene Michela Murgia, è dominato dallo sguardo maschile… serve ricordare la battuta finale? Quella che è entrata di diritto nella storia del cinema come uno dei finali più belli? No, non serve. 

The Rocky Horror Picture Show (Jim Sharman, GB 1975) – Il dottor Frank N. Furter, uno scienziato pazzo, con calze a rete smagliate e rossetto scarlatto, è in realtà un travestito alieno proveniente dal pianeta Transexual nella galassia della Transilvania (sic!). Il suo credo è “don’t dream it, be it” e, forte di questo, riesce a sedurre uomini e donne. Il film lanciò una giovanissima Susan Sarandon e divenne immediatamente un cult.

L’inquilino del terzo piano (Roman Polanski, Francia 1976) – In questo film del maestro della suspance, degno erede di Alfred Hitchcock, un impiegato polacco (interpretato dallo stesso Polanski) affitta un appartamento che è stato teatro del suicidio dell’inquilina precedente, una giovane donna. Cominciano le visioni, le manie di persecuzione, le paranoie. Diventa ossessionato dall’idea della donna, fino ad impossessarsi della sua personalità e ad indossarne i vestiti. Anche in questo caso, quindi, il travestimento è visto con un’accezione negativa, vagamente perversa e sicuramente morbosa. In termini psicanalitici, si potrebbe parlare della sua paura inconscia dell’essere donna. Alla fine, ovviamente, si suicida anche lui.

Un anno con tredici lune (Rainer Werner Fassbinder, Germania 1978) – Profondamente colpito dal suicidio, avvenuto nell’estate del ’78, del suo compagno, Fassbinder girò questo film in soli 25 giorni, curandone anche la fotografia. Il titolo fa riferimento alla particolare congiuntura astrale che avviene solo sei volte in un secolo. Il film mette in scena gli ultimi cinque giorni di vita di Elvira/Erwin una persona transessuale che rievoca il suo passato. Abbandonato da bambino in un orfanotrofio, perché illegittimo, da adulto si impiega come macellaio nel mattatoio di Francoforte. Incontra Anton Saitz, un ebreo, sopravvissuto ai lager e divenuto ricco con la speculazione edilizia e con la prostituzione organizzata. Nella speranza di ottenere il suo amore e convinto che l’unico ostacolo sia il suo sesso, Erwin decide di operarsi e diventare donna. Appreso del cambiamento di sesso, Anton Saitz, dopo averla umiliata la lascia. Elvira, rimasta sola, cade in una depressione e respinta da tutti, si suicida. 

La legge del desiderio (Pedro Almodovar, Spagna 1987) – Un melodramma nello stile tipico del regista andaluso. Un famoso regista è innamorato di un uomo che non sembra ricambiare i suoi sentimenti. Sua sorella Tina, che a volte recita nei suoi film, si occupa come una madre di Ada, una bambina di 10 anni figlia di una fotomodella sempre in giro per il mondo. Questo è solo l’inizio, poi cominciano una serie di tragedie, incidenti, omicidi, agnizioni varie, perdite di memoria e perfino un rapporto incestuoso col padre. Carmen Maura, che per anni è stata l’attrice feticcio di Almodovar (prima di essere rimpiazzata dalla compianta Marisa Paredes, poi da Penelope Cruz), interpreta Tina, la sorella che si rivela essere transessuale. Eravamo negli anni ’80. Anni dopo, con Tutto su mia Madre, Almodovar per il ruolo di Agrado, chiamerà una vera donna transessuale.

Mery per sempre ( Marco Risi, Italia 1989) – Fa piacere che anche da noi si sia parlato di transessualità in modo onesto e non caricaturale. A pensarci è stato Marco Risi nel 1989 con un film tratto dall’omonimo romanzo di Aurelio Grimaldi, ambientato in un carcere minorile palermitano. Il titolo prende spunto dalla storia di Mery Libassi, una prostituta transessuale che viene arrestata per aver ferito un suo cliente, e la interpreta la bella e brava Alex di Sanzo. 

Il silenzio degli innocenti (Jonathan Demme, USA 1991) – Questo celebre thriller, che valse l’Oscar ai suoi due protagonisti Jodie Foster e Anthony Hopkins, racconta di un’agente dell’FBI sulle tracce di un serial killer che uccide le sue giovani vittime. Presto il tutto si trasforma in un viaggio nell’inconscio che custodisce la chiave del Male che si incarna in ognuno di noi. Il serial killer si rivela un transessuale a cui è stato rifiutato l’intervento di cambio di genere: nel suo odio verso tutte le donne (cioè verso ciò che non può essere), le uccide e le squoia per poter indossare la loro pelle. La storia mette in scena l’assassino come un mostro, partendo dal presupposto che i transessuali si sentono “nella pelle sbagliata”. All’epoca della sua uscita ci furono molte proteste da parte della comunità, ormai stufa di vedersi sempre rappresentata in stereotipi negativi.

La moglie del soldato (GB 1992) – Premio Oscar alla miglior sceneggiatura, realizzato da Neil Jordan, è un noir politico ambientato in Irlanda, negli anni degli attentati terroristici dell’IRA: i protagonisti sono Dil, una ragazza trans, e Fergus, appartenente alle forze terroriste. L’attore che interpreta la ragazza transessuale, tale Jaye Davidson, sorprese pubblico e critica ed ebbe anche una candidatura all’Oscar al miglior attore non protagonista. Per la serata degli Oscar 1993, i vari commentatori si chiedevano come si sarebbe vestito l’attore. Alla fine si presentò con un’uniforme femminile equestre e stivali di cuoio alti fino alla coscia. Il suo personaggio per una volta è positivo, il pubblico è dalla sua parte.

Priscilla – La regina del deserto (Stephan Elliott, Australia 1994) – Pellicola cult che racconta del viaggio di una transessuale e di due drag queen su di un eccentrico torpedone chiamato, appunto, Priscilla la regina del deserto, alla volta di Alice Springs. Ovviamente il mezzo avrà un guasto nel bel mezzo di niente. L’intervento di un meccanico di larghe vedute e di un bambino fin troppo saggio, porteranno all’epilogo felice. Si ride e ci si commuove anche un po’. Gli attori, Terence Stamp, Guy Pearce e Hugo Weaving, sono fenomenali.

Boys Don’t Cry (Kimberly Peirce, USA 1999) – Il film racconta la storia (vera) di Teena Brandon, ed era già stata oggetto di un bellissimo documentario, The Brandon Teena Story . Un transgender biologicamente donna, la sua vita tranquilla tra gli amici e i ragazzi della sua città, che lo credono un maschio. Finché non viene a galla la verità e lo uccidono. Brandon nel film è interpretato da Hilary Swank, che ha vinto l’Oscar per la sua performance, scatenando non poche polemiche. 

Breakfast on Pluto (Neil Jordan, GB, Irlanda 2005) – La pellicola vede protagonista Cillian Murphy (futuro premio Oscar come protagonista di Oppenheimer) nei panni di una donna transgender alla ricerca della madre scomparsa nella Londra negli anni ’70. Abbandonato alla nascita davanti alla porta di un parroco di campagna, un bambino viene affidato alle cure della perpetua. Cresciuto nell’Irlanda degli anni sessanta, Patrick comprende di essere transgender. Il suo gruppo di amici è composto da un ragazzo affetto da sindrome di Down, una ragazza nera e un militante dell’IRA. Dopo aver scoperto di essere il figlio del parroco, Patrick, con il nuovo nome di Kitten, parte alla volta della capitale alla ricerca della madre. Comincia così un viaggio attraverso episodi fondamentali della Guerra civile irlandese. Questo sarà anche un viaggio alla ricerca di sé.

Transamerica (Duncan Tucker, USA 2005) – Sabrina, in passato Stanley, è una donna transgender in attesa dell’intervento di cambio del sesso. Lavora in un fast food e mette da parte i soldi per pagare l’operazione. Finché un giorno riceve una telefonata dal carcere minorile di New York city da parte di un ragazzo che dice di essere il figlio di Stanley. Lei risponde “Stanley non vive più qui”. La poveretta era del tutto ignara di avere un figlio, nato dal suo unico rapporto sessuale al college 17 anni prima (classico errore di gioventù) e del fatto che la madre si fosse suicidata. Quando lo racconta alla sua psicoterapista, dicendole che non è intenzionata a incontrare il figlio perché vuole rompere col suo passato, questa le dice che non firmerà l’autorizzazione per l’intervento finché lei non lo avrà conosciuto. Per questo ruolo Felicity Huffman è stata nominata per l’Oscar alla miglior attrice e ha ottenuto il Golden Globe.

Laurence Anyways (Xavier Dolan, Canada 2012) – Dolan è un autore molto amato dalla comunità LGBTQIA+ e in questa pellicola parla del percorso di transizione di Laurence, che al contempo, però, vive una storia d’amore con una donna, Frederique: lei saprà sostenerlo e aiutarlo ad accettare la sua identità non senza qualche crisi di nervi, di quelle che contraddistinguono il cinema di questo enfant prodige canadese. Grazie all’attore francese Melvil Paupaud, caro a Éric Rohmer e a François Ozon, il personaggio protagonista risulta veramente complesso e tridimensionale.

Dallas Buyers Club  (Jean-Marc Vallée, USA 2013) – Il film racconta la storia vera di Ron Woodroof, un malato di aids diagnosticato a metà degli anni ’80, quando i trattamenti per l’hip/aids erano poco studiati, mentre la malattia era altamente stigmatizzata. Come parte del movimento sperimentale per il trattamento dell’aids, contrabbandava farmaci non approvati in Texas per curare i suoi sintomi e li distribuiva a persone malate. In questa occasione conosce Rayon, una donna transgender tossicodipendente e sieropositiva. La pellicola ha ricevuto ben sei candidature ai premi Oscar 2014, tra cui miglior film e migliore sceneggiatura originale, e ha vinto in tre categorie, incluse miglior attore protagonista e miglior attore non protagonista, assegnati rispettivamente a Matthew McConaughey e Jared Leto. Un bellissimo personaggio quello della donna transgender al quale Jared Leto regala una verità inedita.

The Danish Girl (Tom Hooper, 2015) – Il film tratta liberamente della vita delle pittrici danesi degli anni ’20 Lili Elbe e Gerda Wegener. Lili in realtà è Einar, marito di Gerda, il quale una volta, posando per lei al posto di una modella assente, quasi per gioco, inizia a prendere coscienza del fatto di essersi sempre riconosciuto nel sesso opposto, nonostante abbia tentato di nasconderlo a se stesso e alla società; comincia perciò ad abbandonare sempre più spesso i panni e il genere precedenti per essere finalmente la ragazza danese del titolo. Ciò ha ovviamente ripercussioni sul matrimonio con Gerda, che comincia a non riconoscere più suo marito; decide però di starle vicina, anzi comincia a dipingere dei ritratti in cui Lili è la modella. Man mano che il desiderio di Lili si fa sempre più forte, la coppia decide di consultare alcuni psicologi, ma nessuno sembra considerare questa realtà più che una perversione, ritenendo in taluni casi Lili una persona schizofrenica. Il suo desiderio di essere donna a tutti gli effetti la porta a sottoporsi a un delicato intervento di chirurgia chiamato vagino-plastica con un trapianto di ovaie (il secondo nella storia) che si rivelerà fallimentare: la donna muore il giorno dopo il secondo intervento, tra le braccia di Gerda. Eddy Redmayne, che aveva vinto l’Oscar l’anno prima per La teoria del tutto, è stato molto coraggioso ad interpretare questo ruolo, inizialmente proposto, pensate un po’, per Nicole Kidman (che pure di chirurgia se ne intende).

Una donna fantastica (Una mujer fantástica, Sebastián Lelio, Cile 2017) – Marina Vidal è una giovane donna transessuale che fa la cameriera ma sogna di essere una cantante lirica, che vive a Santiago del Cile ed ha una relazione con Orlando, di 20 anni più grande di lei. Dopo aver festeggiato focosamente il compleanno di Marina, Orlando ha un malore e la donna lo porta immediatamente al pronto soccorso, dove lui poco dopo muore: la donna, viene subito vista con sospetto dai medici e dalla famiglia di lui, che avviano delle indagini su di lei per vedere se è coinvolta nella morte dell’uomo. Per la famiglia di Orlando la sua identità di genere è un’aberrazione, una perversione, e per questo viene ostacolata in ogni modo. Le viene vietato di partecipare al funerale e rischia di essere cacciata dall’appartamento che divideva con Orlando (quante volte abbiamo sentito di storie simili? Succede ogni giorno). Marina dovrà lottare per il diritto di essere se stessa, avendo speso tutta la sua vita per diventare ciò che è oggi: una donna fantastica. Premi Oscar 2018 come miglior film straniero.

Emilia Perez (Jaques Audiard, Francia 2024) – Un film potente, un musical, che ha avuto ben 13 candidature agli Oscar (il film non in lingua inglese più nominato di tutti i tempi, ne porterà a casa solo due, per l’attrice non protagonista Zoe Saldana, che avevamo vista in versione verde nell’Avatar di James Cameron e per la canzone originale). Nel ruolo del titolo c’è una attrice realmente transessuale di nome Karla Sofia Gascon, che ha commosso il mondo intero (si fa per dire) quando, aggiudicandosi il Golden Globe, ha fatto un discorso molto potente dicendo testualmente: “potete metterci in prigione, potete torturarci, ma non potrete mai toglierci l’anima, la resistenza, l’identità”. Con l’amministrazione Trump che sta mettendo la comunità trans ai margini sociali, in tanti auspicavamo nella sua vittoria come attrice protagonista. Ora, il problema, è che la signora in questione, una volta diventata universalmente nota grazie al film, non ha pensato bene di cancellare dei vecchi tweet e qualcuno è andato a trovarli. In questi messaggi lei diceva cose poco edificanti sulle minoranze etniche, sulle donne col velo, commenti su George Floyd, gli immigrati provenienti da Paesi arabi e, più in generale, “le religioni che vanno contro ai valori europei”. Così è montato lo scandalo, in molti hanno preso le distanze da lei, a partire da Netflix che non ha più voluto pagare le trasferte per i suoi viaggi promozionali, e addirittura il regista le ha chiesto di fare un passo indietro. L’america, culla del politicamente corretto, non ha retto il colpo e l’ha “cancellata”. Alla serata degli Oscar non ha fatto il red carpet, e nessuno dei premiati l’ha citata dal palco. 

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Può un videogioco insegnare cosa sia il consenso e l’abuso? Essere survivor o abuser? Nel pluripremiato videogame Baldur’s Gate 3 il personaggio pansessuale di Astarion è una masterclass di scrittura, in un “viaggio dell’eroina” sviscerato dalla più esperta studiosa del campo, Marina Pierri.

Majid Capovani
Stai fermo un turno, anzi, due! La (velata) oppressione delle identità impreviste

Non si è solo emarginatə in quanto queer, ma in quanto queer e razzializzatə, in quanto queer e religiosə, queer e neurodivergentə/disabilə e molte altre possibili combinazioni. Trovare dei luoghi davvero safe, in cui poter esprimere liberamente la propria identità con tutte le sue intersezioni, diventa molto difficile, contribuendo ad alimentare quel senso di solitudine e isolamento che moltə di noi si portano dietro, imprevisti di una società che non contempla esistenze e vissuti come i nostri. Strettə nella sensazione di essere sempre “troppo” o “troppo poco”.

Luca Ragazzi
Festival di cinema queer in Italia. Lo stato dell’arte

In tempi in cui il cinema è nel nostro salotto, hanno ancora senso i festival? Se i film a tematica LGBTQIA+ ormai vincono gli Oscar, ai festival restano solo gli scarti? Non è così. Dietro questi festival c’è un enorme lavoro di ricerca.

Milo Serraglia
Perché è importante la carriera alias nelle scuole e sul lavoro

Le vite delle persone trans* sono sotto bombardamento istituzionale e mediatico: ispezioni, illazioni, interrogazioni parlamentari, talk televisivi, raccolta firme piegati alla retorica pro-life. Alla battaglia contro la carriera alias, ora si aggiunge il caso dell’Ospedale Careggi di Firenze con l’ennesimo attacco strumentale nei confronti delle persone più piccole della nostra comunità, bambin* e adolescenti gender variant. E’ necessario proteggere le persone trans* più giovani a partire dal diritto allo studio e a non essere oggetto di discriminazione, proprio come prevede la nostra Costituzione.

Mohamed Maalel
Imprevisti e probabilità: essere italiani di seconda generazione

Nascere e crescere in Italia con un padre tunisino e una madre italiana spesso significa essere ritenuti soggetti al limite, continuamente in cerca di definizione. Siamo sicur* di star giocando con le stesse regole?

Marcello Lupo
Vai in prigione! Storia di una rinascita

Quanti sono i pregiudizi e le difficoltà che gli ex detenuti devono fronteggiare quando vengono reintrodotti nella società? La reintegrazione nel tessuto sociale e lavorativo è un passo cruciale per la vera libertà e il cambiamento positivo nella vita di chi ha scontato una pena e deve essere messo in condizione di tornare alla vita.

Aldo Mastellone
Soldi colorati: come riconoscere il rainbowashing nelle campagne Pride

Nella città di Monopolis come orientarsi nella comunicazione aziendale della diversity e inclusion? Perché un’azienda decide di esporsi su questi temi? E’ vero che “guadagnano sulla nostra pelle” come spesso leggiamo sui social network? Ed è davvero solo per soldi? Ecco una guida semplice e pratica su come riconoscere il rainbowashing. 

Marina Cuollo
Tu non giochi! Rivoluzionare la rappresentazione della disabilità nei media.

Mentre i paesi anglofoni iniziano ormai a considerare inammissibile la simulazione del corpo disabile come performance attoriale, in Italia questa è una pratica ampiamente diffusa. Riconoscere l’importanza di avere persone con disabilità nell’intera filiera dell’industria audiovisiva è un passo fondamentale. Che è tempo di fare.

Isabella Borrelli
Sfamiglia Queer: da cura a pratica politica

La decostruzione della famiglia tradizionale: una riflessione sulle nuove dinamiche relazionali che mettono in discussione una serie di concetti che non ci rappresentano più nelle identità. E ancora: l’importanza delle reti relazionali queer e le sfide nel contesto politico contemporaneo. Perché oggi più che mai la famiglia è politica.

Luca de Santis
Il mio mondo nei videogiochi

In occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo “Gamer girl”, abbiamo intervistato Valerie Notari, autrice transgender, gamer e veterana del cosplay italiano. Un intimo sguardo a un’altra famiglia, quella virtuale del mondo dei videogiochi. Una conversazione appassionante sulla crescita personale, l’identità di genere e il potere transformativo delle storie.

Sciltian Gastaldi
Storia di un gruppo rivoluzionario degli anni ’80

Uno dei primi esempi di quella che oggi chiamiamo famiglia queer ebbe origine proprio a Roma, tra le persone del gruppo dirigente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, nella seconda metà degli anni ‘80. Una domenica pomeriggio, abbiamo riunito in un salotto romano alcuni di loro: Francesco Gnerre, Giorgio Gigliotti e Andrea Pini, e ci siamo fatti raccontare da loro quella che fu la loro ‘comune frocia’. Nel ricordo di Marco Sanna.

Sara Paolella
Scomodo: una questione di famiglia

Scomodo è uno dei prodotti editoriali più interessanti degli ultimi anni. E’ un mensile cartaceo di approfondimento che rappresenta uno spazio di espressione per centinaia di redattori, artisti, creativi e scrittori under 30. Come Aut, combattono la superficialità, la mancanza di approfondimento dell’informazione mainstream e vogliono connettere mondo fisico e digitale. E la redazione è all’interno dello Spin Time, spazio di rigenerazione urbana a Roma. Se non sapete chi sono, è tempo di conoscere questi ragazzi.

Luca de Santis
Queer family: le serie TV che la raccontano meglio

Nella comunità LGBTQIA+ la famiglia ha tanti significati, più ampi e complessi di quanto si creda, e le serie TV negli ultimi anni hanno provato a raccontarle. Io ho chiesto alla mia famiglia queer di mandarmi un vocale con i loro titoli preferiti. Un po’ diario, un po’ podcast, un po’ una finestra intima. Perché se si ha avuto la fortuna di incontrare persone così speciali, condividerle è il miglior regalo che si possa fare.

Mauro Angelozzi
Madonna Celebration Tour: riunione di famiglia

Quello che Madonna ci ha sempre insegnato è che non è nei legami di sangue che si trova la pace. E quella che si è ritrovata intorno a lei in occasione del Celebration Tour è sicuramente la sua fedele e inossidabile (come lei) queer family: vite sopra le righe, famiglie dove tutto è possibile, dove ci si ama e ci si odia in libertà, dove la stravaganza si fa arte e il genere conta zero. Noi eravamo alla tappa di Colonia e vi raccontiamo com’è andata. 

Karma B
A Michela Murgia

“Ricordatemi come vi pare”, ha detto, e si è fatta isola, miraggio superiore, fata morgana, distanza da non colmare, qualcosa che non si può ricordare, come un verbo che ha solo il presente, impossibile da coniugare. Se esistessero le parole giuste per “dire” Michela Murgia sarebbero quelle che le Karma B hanno dedicato a lei sul palco dei Rainbow Awards 2023, di fronte al marito, il figlio e una parte della sua numerosa e variegata queer family. 

Roberta Ortolano
Il nostro percorso di procreazione medicalmente assistita 

Un viaggio intimo attraverso le sfide della maternità lesbica: un racconto di coraggio, speranza, resistenza e determinazione con il sogno di diventare genitori.

Giovanni Raulli
Casa Arcobaleno: le famiglie che ti salvano

Siamo entrat* all’interno di Casa Arcobaleno, il rifugio per giovani LGBTQIA+ espulsi dalle proprie famiglie. Perché non sempre le famiglie di origine rappresentano un porto sicuro. E per salvarci abbiamo bisogno di scialuppe di salvataggio.

Egizia Mondini
L’editoriale – Queer families

Le famiglie queer, intese come reti di affetto e sostegno costruite al di là dei tradizionali legami di sangue, rappresentano un esempio tangibile di amore, inclusività e solidarietà. Quanto sono state importanti in passato e quanto lo sono ancora oggi?

Andrea Pini
Co-housing: una proposta per vivere insieme

Dove spariscono le persone LGBTQ+ quando invecchiano? La maggior parte si ritira riducendo contatti, relazioni ed attività sociali, fino all’invisibilità. Eppure sono tante le energie, le competenze, le esperienze che possiamo mettere in circolo per far fluire in azioni di aiuto reciproco. Serve un ponte tra le vecchie e le nuove generazioni, che dia un senso ai ricordi degli uni e forza agli altri. E il co-housing può rispondere a questa esigenza.

Pino Anastasi
Famiglie di salvataggio ai tempi dell’aids

Un viaggio nelle memorie di chi ha affrontato l’epidemia di aids, dalle prime notizie a una tesi di laurea, da Muccassassina all’Unità di Strada, il  racconto di chi ha trasformato l’impegno in sostegno.

Chiara Tesei
Di salute mentale e tabù di coppia

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Elena Incatasciato
Di bisessualità e pansessualità

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Ali Bravini
Di poliamore, neurodivergenze e salute mentale

Conversazione corale tra Chiara Tesei, Ali Bravini, Elena Incatasciato sui tabù nelle relazioni.

Michela Andreozzi
E se non voglio essere madre?

Essere donna prima di essere madre. Decidere di NON avere figli è ancora un tabù. Dalla discriminazione alla scelta: il percorso verso una vita senza maternità raccontato dalla sagace penna di Michela Andreozzi.

Egizia Mondini
L’editoriale: quali sono i tabù di oggi?

Quello che è tabù per uno può essere pregiudizio per un altro. Quando apriamo il barattolo e dobbiamo decidere cosa metterci dentro, le diverse prospettive emergono e diventano esse stesse un interessante spunto di riflessione e confronto. 

Alessandro Michetti
Il porno è ancora un tabù?

La vergogna è il braccio armato dei tabù, che a loro volta sono l’impalcatura che tiene in piedi uno dei dogmi più insidiosi e castranti che esistano: la sacralità del sesso. Intervista ad Alice Scornajenghi, creatrice dell’acclamata fanzine erotica Ossì, spazio per una narrativa porno di qualità.

Raffaella Mottana
Soli

Il tema tabù coinvolge anche la questione delle nuove coppie: troppie, coppie aperte, poliamoros*. E proprio a questo è ispirato questo racconto. Un altro frutto della collaborazione con Accento Edizioni con i suoi promettenti, brillanti giovani autori. 

Francesco Ferreri
Tabù, tra paura e controllo

Il potere dei tabù: strumenti sociali di controllo e l’influenza infettiva all’interno dei gruppi, anche lgbtqia+.

Giulia Paganelli
Corpi grassi: tabù e identità nella comunità LGBTQIA+

Grassofobia: la battaglia contro gli stereotipi nella comunità LGBTQIA+, nell’era di Sam Smith.

Ali Bravini
Basta un pezzo di carta (?)

Tabù di genere e percorsi trans: la necessità di un cambio radicale.

Luca Ragazzi
La sessualità tra gli anziani nel cinema: oltre il tabù 

Desiderio e intimità: rappresentazioni della sessualità tra anziani, oltre gli stereotipi. Ecco un’antologia dei film che trattano (bene) l’argomento. 

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
Lo stigma della depressione

Intervista al Trio Medusa, ambassador della campagna “La Depressione non si sconfigge a parole”.

Valeria Scancarello
Il “peso” dello stigma: centimetri della mia storia

Affrontando la grassofobia: una riflessione personale sulla società e l’accettazione di sé.

Egizia Mondini
L’editoriale – Nuove mappe per orientarsi

C’è venuta voglia di indagare nuove geografie, zoomando sui dettagli, sbirciando dentro i vicoli delle nostre sfumature, vedendo fino a che punto ci siamo spinti alla scoperta di nuovi territori, ridisegnando la mappa del nostro ecosistema. Ne è emersa una nuova cartografia della comunità lgbtqia+, e non solo, intrigante e stimolante, ma con confini mai troppo definiti. Non vi resta che sfogliare l’atlante insieme a noi.

Isabella Borrelli
Il linguaggio inclusivo fa schifo

“Vi inventate sempre nuove parole” è l’accusa più diffusa e fessa mai fatta alla comunità lgbtqia+. Il linguaggio neutro ha provato a proporre nuove mappature che scardinassero il maschile universale. L’utilizzo di linguaggi neutrali e non binari ha avvistato una nuova terra del linguaggio queer. La rottura del paradigma, della norma e del cambiamento è invece non solo qualcosa a cui aspirare ma una pratica politica. E’ anche attraverso il cambiamento e sovvertimento del linguaggio che pratichiamo la nostra dissidenza. E affermiamo la nostra esistenza. 

FRAD
Non si può più dire niente?

Sembra l’argomento del momento, anche in bocca a chi ancora fa fatica a capirne il senso. Un senso prima ancora umano che politico. E allora noi, abbiamo pensato di prenderci anche un po’ in giro. Per non farci dire che ci prendiamo sempre e solo troppo sul serio. E chi meglio di FRAD poteva riuscirci? Ma davvero con noi persone LGBQTQIA+non si può più dire niente? E non si può scherzare? Per fortuna ci sono le vignette di Frad.

Antonia Caruso
È davvero inclusivo parlare inclusivo? 

Abbiamo iniziato davvero a credere che cambiando le parole sarebbe cambiato il mondo. Se non ché, il resto del mondo continua a non saper né leggere né scrivere e la lingua del futuro non sarà sicuramente l’italiano.

Jennifer Guerra
Il movimento trans-femminista oggi in Italia

Non solo grandi città. Dalle Case delle donne ai centri antiviolenza; l’importante rete di supporto della rete transfemminista italiana cresce nei piccoli centri con oltre 150 gruppi e iniziative.

Gayly Planet
Le nuove geografie del turismo LGBTQIA+

Dai Grand Tour ai Gay Camp: il turismo LGBTQIA+ in Italia racconta la storia della nostra comunità, dall’Ottocento fino ai giorni nostri.

Vincenzo Branà
L’importanza dei pride di provincia

Piccoli centri, grandi Pride: dal caso di Latina a quello di Campobasso, dalla crescita di Ragusa all’abbraccio orgoglioso di Lodi. E se la politica LGBTQIA+ ripartisse da qui?

Alessia Laudoni Moonday_yoga
Mappe corporee: un viaggio affascinante di connessione e consapevolezza 

Chakra e identità, la connessione tra corpo e spirito è un viaggio di consapevolezza e integrazione che porta allo svelamento del proprio sé al resto della comunità.

Livia Patta
Una mappa verso il Sé: le costellazioni familiari

Accettazione e identità, liberando il passato e imparando dal lessico familiare. Il potere dei legami relazionali cambiano vite, costruiscono comunità, generano galassie.

Luca Ragazzi
Guida per orientarsi nelle piattaforme on demand

Se parliamo di mappe per orientarsi, allora sappiamo bene quanto possa essere utile una guida per non perdersi nei meandri labirintici e infiniti dei film a tematica lgbtqia+ delle library delle piattaforme on demand. Questa la nostra.

Alessandro Michetti
Via Balilla, è così che dovrebbe andare il mondo

Esplorando uno dei quartieri più accoglienti della comunità LGBTQIA+ a Roma, protagonista del documentario “Noi qui così siamo” di Maurizio Montesi.

Collettivo “La Gilda del Cassero”
Geografie queer dal pianeta nerd

La Gilda di Bologna da anni promuove i giochi da tavolo come strumento di impatto sociale e politico per le persone LGBTQIA+, battendosi per una giusta rappresentazione e decolonizzazione degli immaginari ludici.

Mohamed Maalel
Palermo è la mappa del mio corpo

Un diario pieno di coordinate alla ricerca di ricordi, aspettative e identità, nella capitale più LGBTQIA+ della Sicilia. Il racconto intimo e personale di un pugliese, per metà tunisino, che lascia la sua terra per un posto tutto nuovo: la Palermo di oggi.

Nicolò Bellon
Guida agli uomini passati di qua

Tra le note di Milva e Dalla, tra le strade di Roma e Biella, il giovane scrittore Nicolò Bellon disegna una mappa di ricordi, sentimenti e malinconie.

Alessandro Michetti
Chieti, la provincia che vive in mille città

Vivere l’identità LGBTQIA+ nei piccoli centri e il bisogno di spazi sicuri e protetti dall’omotransfobia: un’intervista al consigliere Arcigay di Teramo, Fabio Milillo.

Edoardo Tulli
Per una città diversa in una società di uguali

Una lotta che dal 1994 arriva a oggi: un progetto di riqualificazione per rompere i confini e accogliere la comunità del Palazzo Mario Mieli nel quartiere San Paolo a Roma.

Giacomo Guccinelli
Asessualità e aromaticismo. Identità politiche e narrativa dell’assenza

Le persone aroace, asessuali e aromantiche, sono identità che problematizzano, mettono in dubbio e si sottraggono da ciò che la maggioranza pensa sia normale all’interno delle dinamiche relazionali. Disegnando nuove geografie dei rapporti.

Simone Gambirasio
Corpi disabili, corpi invisibili

I luoghi di visibilità LGBTQIA+ sono davvero così accessibili per le persone con disabilità?

Antonia Caruso
Occhio non vede, cuore non vota

L’invisibilità si crea con l’esclusione dal campo visivo, è un processo attivo e selettivo per annullare l’essenza dell’altro. Ed è soprattutto all’interno della popolazione trans che troviamo un gatekeeping interno.

Stephan Mills
Il mio corpo intersex invisibile

Perché così poche persone conoscono la realtà intersex? E’ tempo di rendere più visibile una realtà ancora troppo poco conosciuta: quella dei corpi intersex. Un percorso di lotta per ottenere i cambiamenti desiderati e di accettazione degli aspetti che non vogliamo cambiare. 

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
L’editoriale: Invisibili

Essere visibili è un atto politico, di autoaffermazione, autodeterminazione e affrancamento, ma anche un’urgenza esistenziale, oltre che di condivisione. Perché “fuori dalla collettività c’è solo la mitomania”. 

Aldo Mastellone
Comunità trans nello sport: quando rendersi visibili è rivoluzione

La situazione delle persone LGBTQIA+ nello sport agonistico. Intervista a Guglielmo Giannotta, Presidente di ACET, Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere.

Ambra Angiolini
Come la politica e l’economia sfruttano la nostra invisibilità

Far tornare le nostre diverse identità gli unici luoghi davvero interessanti da visitare, è la rivoluzione che dobbiamo mettere in atto.

Francesco Lepore
Sacerdoti omosessuali al bivio

Da una voluta invisibilità al bisogno di coming out. Anche in Vaticano.

Daniele Coluzzi
L’omosessualità nella letteratura italiana: una storia di invisibilità

Da Michelangelo a Tasso, come gli artisti hanno usato le loro opere per celebrare i propri amori.

Paolo Di Lorenzo
Il “cucciolo” che spaccò l’America in due

Il coming out di Ellen DeGeneres e una Hollywood piena di armadi che non fu più la stessa.

Loredane Tshilombo
Black Queerness: quando sei abituato a essere invisibile

Nella presunta visibilità queer conquistata c’è l’invisibilità delle persone non bianche: il dibattito politico e la sfida del rispetto sociale in una società che riesce a convivere con più di venticinquemila persone black and brown morte o disperse nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni.

Luca de Santis
Come sta cambiando l’identità fascista

I simboli nostalgici si legano a felpe alla moda, gli smartphone branditi al posto di bibbie e crocifissi, spariscono le divise militari scoprendo corpi muscolosi e cappelli di pelliccia. “Etero Pride”, “All lives metters”, “Libertà di essere madri”: i nuovi fascisti si appropriano dei nostri riferimenti e delle nostre parole, per mostrarsi più accettabili ma mantenendo gli strumenti di sempre: violenza e oppressione.

Luca Ragazzi
Quando il cinema queer era invisibile, o quasi

Veloce rassegna dei film italiani che hanno contribuito alla lotta per i diritti LGBTQIA+.

Matteo Albanese
Bisessualità: un orientamento doppiamente al margine

Secondo la comunità gay e lesbica, i bisessuali sono uomini gay velati e le bisessuali donne etero opportuniste. Secondo la società eterosessuale le persone bisessuali sono ingorde e insaziabili a livello sessuale, più portate alla promiscuità e alla non-monogamia. Non c’è da stupirsi che il pensiero bisessuale sia praticamente sconosciuto in Italia. Più invisibilità di così…

Mohamed Maalel
Non sono più un uomo

Un racconto inedito che parla di multiculturalità, identità, invisibilità.

Ali Bravini
Fuori dai binari: una prospettiva che sfida le convenzioni di genere

Se un Dio esiste è sicuramente non binario. Allora chi siamo noi umani per pretendere di doverci descrivere come maschi o femmine? E’ necessario restituire consistenza a prospettive invisibilizzate da un binarismo imposto che da secoli caratterizza la nostra cultura e spesso anche la visione della nostra comunità LGBTQIA+.

Roberto Gualtieri
40 anni di storia nella città di Roma

L’obiettivo dell’Amministrazione romana è quella di rendere la città sempre più accogliente, giusta e in ascolto. Una sfida che deve essere vinta assolutamente.

Egizia Mondini e Alessandro Michetti
The Luxurian Age of Muccassassina

Intervista a Vladimir Luxuria, ex direttrice artistica di Muccassassina. Per scoprire come nasce un mito.

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