“Tu sapessi che cosa è Roma! Tutto vizio e sole, croste e luce: un popolo invasato dalla gioia di vivere, dall’esibizionismo e dalla sensualità contagiosi, che riempie le periferie”. Pier Paolo Pasolini
Per molti di loro il futuro è una tela insozzata su cui ridisegnare visioni di equità, sostenibilità e inclusione. Le battaglie che scelgono di combattere riflettono queste priorità: cambiamenti climatici, lotta alle disuguaglianze, difesa dei diritti umani, accesso universale all’istruzione, parità di genere, importanza della salute mentale, transfemminismo, lotta al patriarcato, la fluidità di genere.
Le ultime due generazioni Zeta e Alfa vengono spesso etichettate come disinteressate, apatiche, pigre, mitomani, egocentriche, superficiali, asservite ai telefonini, ai social, ai videogame, alle piattaforme, ai balletti, alle carriere facili, al divano, alle loro vite comode.
E forse ci sarà pure chi è così. Ma c’è anche chi dimostra una grande capacità e voglia di intervenire sulle loro vite e sulla società. Sono loro che hanno portato nel nostro linguaggio segni neutri e definizioni destrutturate. Sono loro che non si accontentano di accettare il mondo “come è” ed esprimono forte il loro dissenso. Noi non eravamo così consapevoli. Più idealisti e ottimisti forse. Ma più spostati verso l’esterno. Loro sono più ansiosi, più critici, più attenti al loro interno e capaci di usare le parole giuste che dimostrano di sapere molto bene.
Cresciuti in un’era di sfide globali senza precedenti, vedono il mondo attraverso una lente critica, consapevoli delle problematiche ereditate e determinati a plasmare un domani diverso. Un domani più lento di quello nel quale sono cresciuti. Un domani dove il tempo per se stessi è un valore e il lavoro non può essere una ragione di vita. In questo contesto, la cultura e i contenuti che creano non sono solo espressioni di sé, ma anche potenti strumenti di sensibilizzazione e mobilitazione. Attraverso le loro voci, podcast, articoli, arte e attivismo digitale, disegnano un presente che rispecchia i loro valori e aspirazioni. Hanno tantissimi strumenti e, in molti casi, sanno usarli molto bene. Sanno di avere una voce e la usano. Difendono le loro idee e credono nel potere dei contenuti.
Del resto sono da sempre ciclicamente loro, i ragazzi e le ragazze, il motore del loro tempo, perché, come diceva Berlinguer, se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con gli oppressi, non c’è più scampo per il vecchio ordine fondato su privilegi e ingiustizie. Per questo, quando abbiamo pensato di dedicare il monografico a loro, abbiamo capito che la cosa migliore sarebbe stata lasciarli fare. Ci siamo messi da parte e abbiamo passato il testimone. Hanno molto da dire e da dare, con la determinazione e la creatività necessarie per trasformare le loro visioni in azioni concrete.
Eccoli i ragazzi e le ragazze che sanno conciliare la lotta nelle piazze alla difficile lotta dentro se stessi. Ecco il presente raccontato da loro. Ecco AUT Pischell*.