La riqualificazione della sede del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli è protagonista di un progetto presentato come tesi di laurea all’Università di Architettura de La Sapienza, con lo scopo di rompere i confini del lotto urbano ed aprire il Mario Mieli all’intorno. Ce lo racconta l’autore facendoci da Cicerone in uno luogo ideale dove spazi sotterranei emergono ed entrano in comunicazione con il quartiere dell’Ostiense, liberando idealmente le divisioni attuali tra i residenti e gli attivisti. Oggi è solo un progetto. Domani chissà.
La Repubblica, 7 novembre 1994: un articolo recita “Omosessuali oltre il recinto”. I condomini delle palazzine di Via Ostiense 202 e 204 hanno vinto. La pubblica amministrazione ha alzato una rete alta tre metri: un confine per proteggere i condomini dagli omosessuali. Marchettari, tossici, intenzionati a disturbare i bambini, sieropositivi. Una rete metallica, un confine fisico, “un insopportabile atto discriminatorio”.
Un confine, seppur diverso, ancora oggi presente. Impossibile infatti aprire le grandi porte del Circolo Mario Mieli verso la corte condivisa (fig. 1, A) con i residenti del lotto: loro ne sono i “padroni”. Interdetta, da casuali caseggiati (fig.1, B), la permeabilità verso Via Efeso e Via Corinto.
L’intento del progetto è proprio questo: rompere i confini del lotto urbano. Aprire il Mario Mieli all’intorno. Una “piazza podio” (fig.2, C) in continuità con Via Efeso si sostituisce all’attuale caseggiato. Una “piazza ipogea” (fig. 2, D) sorge nel cortile condiviso con i residenti delle palazzine di Via Ostiense: una piazza ad uso dei membri del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, aperta al quartiere, distinta da un’area ad uso esclusivo dei condomini (fig. 2, E).
L’edificio, ospitante il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, si fonde con la vivace vita del quartiere San Paolo, con la giovane vita universitaria. La piazza ipogea consente un nuovo passaggio pedonale: Via Ostiense si lega a Via Corinto (fig.3, F). Via Corinto si dirama (fig.3, G), ci conduce alla piazza interrata, un nuovo accesso all’edificio del Mario Mieli. Un accesso inedito: si entra nei sotterranei.
Il piano interrato, oggi non accessibile, viene riqualificato: diventa praticabile, si lega ai piani superiori. La distribuzione interna all’edificio è affidata ad un sistema di ballatoi lineari. Il vuoto tra la struttura preesistente e le passerelle consente: l’areazione e l’illuminazione ad ogni livello, la comunicazione, la possibilità di gridare da un piano all’altro, lanciarsi una penna all’occorrenza. Uno spazio atto a rafforzare il senso stesso di comunità. Come in quella corte di Via Ostiense dove felicemente sguaiate gridavano “le fate ignoranti”.
Le passerelle ci conducono alle funzioni interne dell’edificio, prima fra tutte “la grande piazza”. Un’ampia gradonata, un luogo versatile dove incontrarsi per scambiare due chiacchiere, partecipare ad una rappresentazione teatrale o assistere ad una conferenza. Luogo dove far risuonare le voci di chi della lotta per i diritti ne ha fatto la sua vita (fig.4).
Il percorso prosegue, il corridoio del piano terra (fig.5), illuminato dalle grandi vetrate preesistenti estese fino a terra, conduce alle ulteriori funzioni del CCOMM. Aule destinate agli avvocati, agli psicologi, spazi dove effettuare i test rapidi per la prevenzione alle MST ed infine l’amministrazione. Funzioni legate insieme da un ampio distributivo cui protagonista è l’arredo fisso: sedute per aspettare il proprio turno, tavoli da lavoro, pannelli ove affiggere poster o locandine.
Il progetto di riqualificazione dell’area San Paolo, portato avanti dall’Università degli Studi Roma Tre in collaborazione con il Comune di Roma, ha cambiato il volto del quartiere. La fervida e giovane vita universitaria ne è oggi la protagonista. Sono migliaia gli student* che ogni giorno scendono dalla fermata Basilica San Paolo animando il quartiere. L’obiettivo è accoglierli. Offrire loro, all’interno dell’edificio del Mario Mieli, spazi dove studiare, dove confrontarsi, dove entrare a contatto con il vissuto della comunità LGBTQIA+. L’ultimo piano dell’edificio diventa, quindi, un’ampia aula studio, un’enorme sala lettura.
Permettere agli universitari di studiare in un luogo sicuro, ove si lotta per abbattere ogni discriminazione, dove, tra una pausa e l’altra si può correre al piano inferiore per effettuare un test rapido. Abbattere lo stigma connesso alle malattie sessualmente trasmissibili. Abbattere la disinformazione. Permettere ad ognun* di conoscere dove e come testarsi, dove e come curarsi.
Uno spazio ampio, arieggiato, illuminato. Visibilmente connesso al quartiere, è prorompente l’immagine del mercato alla finestra. Prorompente è il tetto preesistente, non più celato, ma messo in evidenza dalla nuova struttura metallica.
È giunta sera. In ritardo, maledetto traffico romano, si corre alla riunione del Mieli. Spicca la struttura finalmente riqualificata, la piazza le fa da podio. Calda è la luce: siamo a casa.
Svetta il cubo luminoso (fig.7), sovrasta l’edificio preesistente, è la nuova sala del gruppo giovani. Una lanterna. Un faro nel quartiere. Un luogo sicuro.
La voce dei giovani. Una voce che grida, che non si arresta, che avidamente lotta per i propri diritti. È luce.
-> Sul canale Instagram di Aut trovate anche contributi video dell’autore del progetto.