Fra le attività di cui il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli si è occupato nei suoi quarant’anni di vita il teatro ha avuto, spesso, una posizione preminente. Per questo il teatro, in particolare quello omosessuale o “frocio”, ha trovato spazio di riflessione grazie all’allestimento di una mostra dedicata: “Teatro di lotta. Norme, Traviate e la difficoltà di esprimersi”. Dal 7 giugno al 13 luglio 2023, in tre sale della Biblioteca Villino Corsini a Villa Pamphilj, è possibile visionare foto, articoli, documenti, locandine e molto altro materiale che ricostruisce in parte un capitolo articolato della storia della Comunità lgbtqia+ e del rapporto con il Circolo Mario Mieli. Ce ne parla il curatore della mostra, Emiliano Metalli.
Fra le attività di cui il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli si è occupato nei suoi quarant’anni di vita il teatro ha avuto, spesso, una posizione preminente. È evidente da alcuni dei manifesti appesi nei corridoi, come quello delle giornate dell’orgoglio omosessuale del 1983 o Dentro l’immagine, oltre l’immagine del 1986, senza considerare le due storiche locandine de “La Traviata Norma” nella replica romana e del KTTMCC: occasioni di confronto, ma anche di scoperta di una cultura che, sotterranea ma potente, ha lasciato un segno.
Penso a Ruccello che proprio nell’86 ci lascia, ma che porta in scena per il Circolo la sua ultima creazione drammaturgica. Oppure a Gianni De Feo che, nella stessa circostanza, ricorda le opere di Sandro Penna e ancora oggi affronta il palco con la medesima raffinata vena culturale, facendosi mezzo di conoscenza e di ricordo, oltreché di ammirazione. Non è un caso che anche a lui sia andato il Premio La Karl du Pigné, nello specifico per lo spettacolo su Alan Turing.
Nato come gruppo di monitoraggio del teatro omosessuale all’interno del Circolo, questo riconoscimento dedicato alle produzioni e alle professionalità del teatro Lgbtqia+ ha avuto una prima edizione nel 2017 come Premio “Mario Mieli”. Vigile soprattutto sulle scene romane, esso mira a valorizzare gli allestimenti storici o le nuove drammaturgie attraverso una viva partecipazione alle stagioni teatrali, riconnettendo il pubblico allo spettacolo dal vivo. Inoltre si lega a doppio filo alla rassegna di teatro Rainbow realizzata all’interno del Festival I solisti del teatro di Carmen Pignataro. A seguito della scomparsa nel 2018 di Andrea Berardicurti, il premio ha mutato identità, acquisendo il nome “Karl du Pigné”, a memoria di lei che ne è stata promotrice e organizzatrice fin dall’inizio.
Non a caso, dunque, in occasione di questo anniversario, anche il teatro – e in particolare quello omosessuale o “frocio” – ha trovato spazio di riflessione grazie all’allestimento di una mostra dedicata: Teatro di lotta. Norme, Traviate e la difficoltà di esprimersi. Dal 7 giugno al 13 luglio 2023, in tre sale della Biblioteca Villino Corsini a Villa Pamphilj, è possibile visionare foto, articoli, documenti, locandine e molto altro materiale che ricostruisce in parte un capitolo articolato della storia della Comunità Lgbtqia+ e del rapporto con il circolo Mario Mieli.
La ricerca difficoltosa, l’inevitabile selezione e l’esposizione dei materiali raccolti (vari, ma a volte frammentari), nonché l’esigenza di creare un collegamento fra loro e ancor più di metterli in relazione con gli eventi e i mutamenti cruciali su scala nazionale e internazionale, laddove possibile, non è che un piccolo passo in direzione di un progetto necessariamente più ampio. Questa mostra, infatti, non ha la presunzione di raccontare nella sua completezza un argomento così complesso: c’è ancora molto da scrivere, altrettanto da indagare in un universo mutevole e deperibile qual è quello del teatro.
Resta tuttavia una importante riflessione su una fase della storia – teatrale e comunitaria – per mezzo di una lente che interseca, a volte per pura coincidenza, la politica, la società, l’antropologia, la drammaturgia e, dato più significativo, le biografie di chi vi ha preso parte. Perché anche se in altre epoche i contributi drammaturgici di persone omosessuali erano apparsi originali e stimolanti, proprio grazie alla componente omosessuale (più o meno esplicita) che li aveva generati, essi non si erano mai integrati nel tessuto sociale e politico come tali. Al contrario il fenomeno del “teatro frocio” (e forse anche dell’attuale “teatro gay”, che resta tuttavia una questione ancora in evoluzione) rappresenta una rivoluzione soprattutto in termini di rapporto palco-platea (cioè a dire: teatro-vita sia per il pubblico sia per gli artisti), in una modalità che sembrerebbe irripetibile al giorno d’oggi. Merito indiscusso di questa trasformazione va ascritto anche al coevo teatro d’avanguardia che trasmette le sue conquiste, in qualche modo, a queste esperienze comunitarie. Ma un sentito grazie va rivolto alle sensibilità di alcuni dei partecipanti che hanno raccolto questi stimoli, adattandoli alle proprie esigenze e alle urgenze politiche e sociali dei loro tempi. Si pensi appunto a Mario Mieli e alla sua centralità nella costituzione dei collettivi Nostra Signora dei Fiori e Immondella Elusivi, ma anche ad Alfredo Cohen, Ciro Cascina, Le pumitrozzole, solo per citarne alcuni. Come pure a Copi, Ruccello, Perlini, Poli, Diamanti, Dominot, O’Brien che, pur non prendendo parte esplicitamente ai movimenti omosessuali, hanno operato una liberazione da certi schemi, trasformando “sul campo” (dovremmo dire “sul palco”) le proprie capacità artistiche in mezzi di affermazione identitaria e di lotta sociale, se non dichiaratamente politica.
Un rapporto fra la comunità omosessuale e il teatro è sempre esistito, almeno in epoca moderna, se si pensa ad alcune esperienze italiane o europee, in cui il mondo dello spettacolo si è rivelato un luogo protetto e parallelo, rispetto ai modelli sociali, per vivere con maggiore libertà (attenzione: maggiore, non assoluta!) la propria vita.
Dai materiali conservati, dunque, e dalle esperienze condivise è emerso che il teatro ha avuto inoltre una centralità nella vita del Circolo. Teatro come intrattenimento, arricchimento, conoscenza, ma anche come via di creazione, e al tempo stesso di fuga, verso una realtà alternativa a quella “ufficiale”, in cui certuni atteggiamenti erano considerati “fuori dalla norma”. Una “norma” che è “traviata” (con evidente e ironico doppio senso colto e raffinato) proprio grazie al palco e alla forza dirompente di un movimento di liberazione creativo e imprevedibile. Con la conseguente e inevitabile frammentazione delle norme in cerca di una società diversa: “Nello sviluppo storico del teatro l’omosessualità è stata non raramente, ed è tuttora, la garanzia per saperi tecnici o innovazioni drammaturgiche.”
Negli ultimi cinquant’anni inoltre, per la Comunità Lgbtqia+, il teatro si è rivelato, e lo è ancora, un luogo, un tempo e un mezzo imprescindibile di indagine identitaria. Uno strumento essenziale, in grado di scandagliare, da un lato, le frontiere dell’individualità attraverso oggetti e attitudini deliberatamente teatrali, dall’altro di riportare ogni situazione in una dimensione pubblica e comunitaria, basti pensare ai festival, alle rassegne come il Garofano Verde a Roma, alle citate Giornate dell’Orgoglio Omosessuale, alla crescita esponenziale delle feste di autofinanziamento nei locali di ogni tipo, che pure affondano le loro radici in un rapporto complice con la teatralità, e infine ai Pride. Esperienze e testimonianze che, seppure in minima parte, si ritroveranno fra i materiali in mostra.
Un rapporto che è specchio e conferma, spesso, di una crescita sociale di consapevolezza di sé e dell’alterità, ma anche di una maturazione profonda della coscienza in vista di nuovi o differenti obiettivi. Dalla depenalizzazione dell’omosessualità alle cure per l’Aids, dalla famiglia alla genitorialità, dalla costruzione e destrutturazione del rapporto di coppia fino al matrimonio egualitario: alcuni dei temi che hanno trovato eco nella produzione teatrale.
Un rapporto spesso costruito anche dal Circolo insieme alle Istituzioni o con la salda complicità del mondo artistico a supporto di battaglie civili, ma soprattutto a completamento di quelle attività – sociali, assistenziali, politiche – necessarie, a volte urgenti, che hanno animato luoghi e giorni di questo ultimo secolo.
Un grazie per l’organizzazione di questa mostra va a tutti coloro che hanno messo a disposizione i materiali e le conoscenze, il tempo e la propria professionalità (nel catalogo della mostra si troveranno i nomi); e inoltre a Biblioteche di Roma, in particolare alla Biblioteca Villino Corsini di Villa Pamphilj e alla sua responsabile Anna Barenghi.
- Sulla periodizzazione del “teatro frocio”: S. Casi, Delirio diletto travestimenti e trasgressioni. Tracce per una interpretazione dei teatri gay in S. Casi (a cura di) Teatro in delirio, Bologna 1989; A. Pizzo, Il teatro gay in Italia. Testi e documenti, Accademia University Press, 2019.
- “Ripercorrendo gli scatti eseguiti di quei primi eventi pubblici (che furono anche i primi della mia esperienza professionale) riemerge in me una frenesia liberatoria oggi difficilmente riproponibile. Cambiano i tempi, anche nella documentazione sociale e politica, e cambiano i modi di esprimersi anche nella fotografia”: dalla prefazione di G. Rondella al catalogo della sua mostra fotografica “Come eravamo. La presa di coscienza del movimento omossessuale italiano 1976-1983”, Firenze 2022.
- Si veda A. Attisani (a cura di), Di che sesso è il teatro?, «Scena», 1 (1978), pp. 4-5.
- Ma per dare una profondità all’operato di queste persone si pensi allo slogan femminista degli anni ’70 “Il Personale è Politico”, accompagnato dal suo rovesciamento sintattico ma non di senso, Il Politico è Personale.
- Casi, Delirio diletto travestimenti e trasgressioni. Tracce per una interpretazione dei teatri gay in S. Casi (a cura di) “Teatro in delirio”, Bologna 1989, p. 7.
- Sul tema della festa si veda ancora S. Casi, op. cit.